MICHELE NUCCI
Cronaca

Niente mancia ai locali. Umbri poco generosi: solo quindici euro al mese

Regione fanalino di coda in Italia: nel 730 dichiarati 185 euro annui. La media nazionale è di 1087 euro. Qui incremento di soli 13 euro.

Mance basse in Umbria per i camerieri

Mance basse in Umbria per i camerieri

L’Umbria si conferma la regione con le mance più basse del Paese. Secondo l’elaborazione del Caf Acli – pubblicata sul Sole 24 Ore – su circa un milione di modelli 730 del 2025, i lavoratori del turismo e della ristorazione umbri hanno dichiarato in media appena 185 euro di mance detassate con la flat tax al 5%. Un valore simbolico se confrontato con i vertici nazionali: in Lombardia la media arriva a 1.547 euro, in Abruzzo a 1.131, in Friuli-Venezia Giulia a 1.050, in Lazio a 1.022, in Liguria a 1.035, in Molise a 1.017.

La distanza è evidente anche guardando l’incidenza: in Umbria solo lo 0,15% dei modelli 730 presenta il rigo dedicato alle mance, contro il 3,69% della provincia di Bolzano, lo 0,88% della Toscana e lo 0,85% della Liguria. In media nazionale, i beneficiari sono lo 0,53% dei contribuenti, pari a oltre 100mila lavoratori.

La flat tax sulle mance, introdotta con la manovra 2023 e andata a regime nel 2024, consente di tassare questi importi con un prelievo simbolico del 5% invece dell’Irpef ordinaria. Così, su un importo medio italiano di 1.087 euro l’imposta è di soli 54 euro, contro i circa 425 che pagherebbe un lavoratore con reddito di 30mila euro.

Il quadro nazionale segnala un settore in crescita: l’importo medio delle mance è salito dai 943 euro del 2024 agli attuali 1.087, con aumenti significativi in molte regioni. In Sardegna, ad esempio, si arriva a 957 euro, in Sicilia a 790, in Puglia a 543, in Campania a 692, in Piemonte a 666.

Per l’Umbria, invece, la fotografia resta sconfortante: non solo l’importo medio è il più basso d’Italia, ma è rimasto sostanzialmente fermo (+13 euro rispetto al 2024). Un dato che conferma la fragilità del comparto turistico-ricettivo regionale, incapace di generare flussi economici paragonabili a quelli delle aree a forte vocazione turistica.

Le associazioni di categoria sottolineano come la detassazione delle mance rappresenti un passo importante per rendere il settore più attrattivo e competitivo a livello europeo. Ma senza un rilancio strutturale del turismo in Umbria, il divario con le altre regioni rischia di ampliarsi, lasciando bar e ristoranti umbri con le “tasche vuote” rispetto ai colleghi del resto d’Italia.