
Bolo Rossini (foto Luciana Ciuffini)
Aveva 18 anni quando ha scelto di fare l’attore a ’tempo pieno’. E dopo la gavetta ha iniziato a ingranare. Oggi raccoglie i frutti dell’esperienza e delle proprie capacità messe in campo nel tempo. Bolo Rossini, 55 anni, perugino doc, è attore (e da qualche tempo anche regista) estroso, originale, creativo che ha iniziato in teatro, ma col tempo ha aperto gli orizzonti. E negli ultimi anni lo abbiamo visto più sullo schermo che sul palco. "In realtà è dovuto al fatto che ultimamente in teatro ho lavorato fuori regione soprattutto come regista" racconta Rossini a La Nazione.
Cosa bolle in pentola ora?
"Sto dirigendo uno spettacolo a Verona che è inserito tra gli eventi delle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Poi tornerò in Umbria, sia come regista che attore, in una produzione a Castiglione del Lago che ha ottenuto il finanziamento del bando Sviluppumbria. È un testo visionario di Nicola Mariuccini che si cimenta con la figura di Antonio Gramsci, avremo ospite in video Anna Foglietta che mi fa il regalo di interpretare la madre di Gramsci. C’è poi il teatro musicale con la Fondazione Perugia Musica Classica, dove scrivo i libretti e dirigo la compagnia giovanile, e il “Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi”, il mio vero buon retiro".
E sul grande e piccolo schermo dove la vedremo?
"Di recente ho girato alcune serie tv molto popolari come “I delitti del barlume” o “Lolita Lobosco”, ma anche al cinema ho partecipato a diversi progetti interessanti. A breve uscirà “Illusione” di Francesca Archibugi, ambientato anche a Perugia, oppure una serie molto attesa e presentata ora a Venezia, “Portobello” di Marco Bellocchio con l’amico Fabrizio Gifuni che interpreta Tortora e col quale abbiamo girato una scena davvero divertente con protagonista il celebre pappagallo. A breve poi inizierò a girare una serie Rai tratta da un popolare podcast, “Io ero il milanese”, per la regia di Simone Spada. Ma su questa non posso dire di più. In ogni caso Perugia e l’Umbria sono la mia casa ed ormai è qui che voglio riportare le esperienze fatte in giro in tutti questi anni".
A proposito, vogliamo dire da quanto tempo si ’dedica’ allo spettacolo?
"Eh… a gennaio 2026 festeggerò i miei primi 38 anni di attività da professionista. Anche se in realtà ho iniziato a ingranare stabilmente dopo qualche anno di esperienza. È il difetto endemico del mondo del lavoro in Italia. Per questo motivo da diversi anni sono membro eletto del consiglio direttivo di ’Unita’, la più grande associazione di categoria degli interpreti di cinema e teatro, con lo scopo di affiancare i nostri colleghi durante le loro carriere".
Di cosa vi occupate in particolare?
"Di un po’ di tutto, dai contratti collettivi alla difesa dei nostri diritti nel rapporto con i produttori o con le istituzioni. Io in particolare sono delegato nazionale per lo spettacolo dal vivo, ma mi occupo anche delle proposte di legge, sostenendo audizioni in commissione parlamentare o all’interno di alcuni tavoli politici ministeriali. Il tema caldo del momento è il tax credit e la crisi straziante che sta fronteggiando una grossa porzione di lavoratori, quelli meno visibili. Oltretutto all’orizzonte c’è l’avvento dell’intelligenza artificiale che nel nostro settore sarà il vero cambio di paradigma, sia in termini di livelli occupazionali che di diritti dei lavoratori".
Tanti impegni dunque. Ma qual è quello a cui tiene di più
"A quello che non ho nominato (ride), la famiglia. Ho una compagna, che è psicoterapeuta, e due bambini che stanno crescendo. Trovo che Perugia sia la città ideale per costruire un progetto di famiglia come il nostro. E vorrei continuare a spendermi nel mio ambito, proprio per cercare di garantire alle nuove generazioni un tessuto culturale e di spettacolo sempre più adeguato alle ambizioni della nostra regione".
Su quali aspetti vorrebbe impegnarsi in particolare?
"Dal punto di vista occupazionale certamente, ma soprattutto di consapevolezza dei contenuti, dal momento che le incredibili risorse dell’Umbria, per esempio nel cinema e nell’audiovisivo, sono ancora tutte da scoprire. Oltretutto la vocazione e la storia pacifista che abbiamo qui, da Francesco a Capitini, diventa quanto mai necessaria in questa fase di conflitto su scala mondiale, e iniziare a raccontarla al grande pubblico con i mezzi di oggi, sarebbe un’opportunità da sfruttare".
M.N.