MONICA PIERACCINI
Agrofutura

Se la tecnologia mette gli stivali. Dal drone per concimare al robot che munge le mucche

Campi e stalle 4.0 per un nuovo approccio in un settore oggi in via di trasformazione. “Sensori e satelliti ci forniscono una grande mole di dati che consentono interventi mirati”

Se la tecnologia mette gli stivali. Dal drone per concimare al robot che munge le mucche

Firenze, 11 giugno 2025 – La tecnologia in agricoltura non deve spaventare: può infatti aumentare l’efficienza delle aziende, migliorare la qualità dei prodotti e, non meno importante, la qualità della vita di chi lavora nei campi o nelle stalle, spesso esposto a condizioni climatiche difficili, dalla pioggia al sole cocente. Droni, sensori, satelliti, robot per la mungitura e sistemi predittivi basati sull’intelligenza artificiale sono solo alcune delle innovazioni che stanno trasformando agricoltura e allevamento, rendendoli più sostenibili.

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I professori Simone Orlandini (Università di Firenze), Marcello Mele (Università di Pisa) e Marco Locatelli (Tenuta di Cesa) con la capocronista di Firenze de La Nazione, Erika Pontini

Questo uno dei temi affrontati a Agrofutura nel panel «Agricoltura 4.0: tecnologie emergenti, allevamento e agricoltura sostenibili», moderato da Erika Pontini, capo cronista de La Nazione Firenze, con interventi di esperti del mondo accademico e istituzionale. «La tecnologia oggi ci consente di monitorare la variabilità, che è intrinseca nei sistemi agricoli», ha spiegato Simone Orlandini, direttore del dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università di Firenze.

«Sensori, droni, satelliti e modelli di simulazione ci forniscono una grande mole di dati che, se utilizzati correttamente, permettono interventi mirati, come irrigare o concimare solo dove necessario. Così si aumenta la produttività, si riducono gli sprechi e si tutela l’ambiente. Fondamentale è però la formazione, sia per gli agricoltori che per i tecnici». Anche nell’allevamento la tecnologia può fare la differenza. «Negli allevamenti mancano sempre più persone disposte a svolgere lavori faticosi, come la mungitura, che va fatta due volte al giorno, 365 giorni l’anno», ha dichiarato Marcello Mele, professore ordinario di scienze animali dell’Università di Pisa.

«I robot di mungitura, sempre più diffusi, migliorano la produttività ma anche la qualità della vita degli allevatori, liberando tempo e avvicinando le nuove generazioni ad un lavoro più tecnologico. Serve però una rivoluzione culturale: senza allevamenti rischiamo di perdere anche il nostro paesaggio».

La tecnologia in allevamento non si ferma alla mungitura. «Ci aiuta anche a monitorare con precisione le condizioni fisiologiche degli animali e i loro bisogni nutritivi», ha aggiunto Mele. «Attraverso sensori ambientali e collari intelligenti possiamo capire come l’animale si inserisce nel contesto dell’allevamento ed intervenire con sistemi di nutrizione di precisione, cioè somministrando il nutriente giusto, al momento giusto, all’animale giusto e nelle quantità esatte. Questo non solo migliora il benessere animale, ma aumenta anche l’efficienza economica per l’allevatore, riducendo gli sprechi e migliorando la sostenibilità ambientale».

Nel corso del panel è emerso anche un caso pressoché unico nel mondo agricolo: la tenuta di Cesa, in provincia di Arezzo, gestita da un ente pubblico, Terre Regionali Toscane. Si tratta di un’azienda agricola di 74 ettari, dove vengono testate sul campo nuove tecnologie e soluzioni innovative prima di trasferirle agli agricoltori.