Sabina Borgogni*
Per costruire un’Europa capace di affrontare le sfide di quest’epoca, anche in agricoltura, i giovani sono la nostra unica risorsa grazie alla loro creatività, propensione all’innovazione, attitudine al digitale e a essere connessi e alla sensibilità ai temi ambientali. Le sfide sono di grande complessità e non è un caso che la visione proposta dalla Commissione Europea per il post 2027 contenga una specifica strategia per il ricambio generazionale multilivello e multiobiettivo.
I dati del VII Censimento dell’agricoltura evidenziano un quadro critico: una marcata prevalenza degli over 40 (oltre il 90%), un basso livello di formazione e di specializzazio- ne in ambiti disciplinari agroalimentari, una presenza delle donne ancora minoritaria sia nel lavoro agricolo che nei percorsi di studio.
In Italia come in Toscana, i dati demografici evidenziano che i giovani costituiscono una bassa percentuale. Solo una quota ridotta vive in aree rurali dove, anche a causa della mancanza di servizi di base, proseguono fenomeni di spopolamento.
In merito alle scelte formative, solo una parte dei giovani che studiano in ambiti disciplinari riconducibili al settore agroalimentare è orientato a creare un’impresa agricola o a lavorare in un’impresa agricola trasferendosi in un’area rurale. Questi elementi evidenziano che, nonostante le tante azioni realizzate per sostenere nuove imprese agricole o gli investimenti dei giovani agricoltori, non è facile agire sul ricambio generazionale, per il quale è necessaria una visione di sistema che deve comprendere molti fattori: facilitazioni per l’accesso alla terra e al credito (riportando la valutazione creditizia bancaria sull’elemen- to della sostenibilità dei progetti e sulla loro capacità di produrre reddito e non sulle garanzie di terzi), sostegno al reddito e agli investimenti, sviluppo di servizi per migliorare la qualità della vita e il bilanciamento vita-lavoro, ma anche attività culturali.
Regione Toscana ha investito molto sui giovani in agricoltura, non solo sostenendo l’insediamento in azienda, ma anche incentivando la formazione e la consulenza, sostenendo l’informazione con campagne dedicate, promovendo la ricerca e la diffusione di buone prassi, favorendo l’ascolto e la partecipazione con iniziative di dibattito e di confronto o azioni di coinvolgimento diretto (come un recente ciclo di seminari organizzato per gli studenti della facoltà di Agraria dell’Università di Firenze), o attivando indagini finalizzate a comprendere meglio i loro bisogni e aspettative anche con l’Istituto Regionale Programmazione economica Toscana (Irpet). In questo “lavorare dal basso” “con” e “per” i giovani agricoltori di domani risiede il fattore chiave che può contribuire al successo delle azioni della nuova Politica Agricola Comune, per costruire una prospettiva di un futuro credibile per le nuove generazioni.
*Responsabile Autorità di Gestione FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) della Regione Toscana