Firenze, 11 giugno 2025 – Non è più un ‘lavoro per vecchi’. Se fino a non troppi anni fa l’agricoltura era considerata una occupazione non a misura dei più giovani la tendenza, ora, sembra infatti essersi invertita, con sempre più under 40 che si mettono in gioco con progetti innovativi legati alla terra.

Progetti che, spesso, possono essere avviati e condotti a compimento grazie a strumenti messi in campo da istituzioni, come il Piano di sviluppo rurale della Regione che sta dando, letteralmente, ottimi frutti. Proprio i giovani agricoltori e la nuova imprenditoria sono stati al centro, ieri pomeriggio, di uno specifico momento di discussione all’interno di AgroFutura Festival a Palazzo Strozzi Sacrati: a parlare del tema con Ilaria Ulivelli, che ha moderato l’incontro, Fausta Fabbri, Responsabile Gestione delle misure del PSR per la Consulenza, l’Innovazione, per i Giovani Agricoltori e per la Diversificazione delle Attività agricole della Regione Toscana, e Giorgia Agostini, titolare del Podere Valzerino in Maremma. La necessità del subentro di nuove forze è stata il filo conduttore della discussione: «Occorre dare ai giovani la possibilità di un ricambio generazionale in agricoltura – ha spiegato Fausta Fabbri – è una necessità e una sfida perché c’è la consapevolezza che un sistema agricolo non può rimanere competitivo senza i giovani, che devono però essere inseriti e cui occorre dare degli strumenti. La Regione ha varato quattro bandi per 137 milioni di euro destinati proprio a chi volesse mettersi in gioco».
Per chi intende intraprendere questa strada fondamentale, accanto alla consulenza passo passo è la formazione: «Quello che abbiamo potuto notare – ha proseguito Fabbri – è che anche chi ha un’alta scolarizzazione, ad esempio chi si è presentato ai bandi con una laurea, se non proviene dal settore ha difficoltà. Da qui la necessità di iniziative di formazione e anche di consulenza per venire a capo anche dei procedimenti burocratici da superare. La semplificazione, che abbiamo voluto attuare concretamente anche con l’ultimo bando della Regione, è fondamentale».
Accanto alla formazione altrettanto importante è l’innovazione cioè «far meglio oggi quello che facevo ieri – ha proseguito Fabbri – il secondo livello, invece, è fare bene quello che ieri non facevo e l’ultimo è fare oggi quello che ieri non avrei mai immaginato di poter fare. Noi siamo gli strumenti per realizzare questi sogni». Sogni ben rappresentati dalla storia di Giorgia Agostini titolare del podere Valzerino, in Maremma, e imprenditrice agricola grazie a una deviazione rispetto ad un cammino lavorativo che sembrava segnato: «Io nasco come ragioniera – ha raccontato commossa – e avrei proseguito su questa strada ma nel 2008, per amore, mi sono trasferita in Maremma dove si trovano i 27 ettari di terreno che erano dei miei nonni. Ho iniziato a riflettere sulla loro possibile destinazione pensando a una idea in controtendenza rispetto al territorio, caratterizzato da viti e olivi oltre che di cereali, e puntando alla realizzazione di un luppoleto. Nel 2016 ho partecipato al Programma di Sviluppo rurale della Regione ottenendo però, forse anche per la particolarità del progetto, un punteggio bassissimo. Due anni più tardi sono stata ripescata e, dopo qualche titubanza iniziale, ho deciso di mettermi in gioco».
A quattro anni dalla messa a dimora di 2400 piante i risultati, per fortuna, sono confortanti: «Il ciclo di produzione del luppolo – ha spiegato infatti Giorgia – è di tre anni e lo scorso ottobre le analisi effettuate ci hanno permesso di accertare che le nostre due qualità di luppolo sono eccellenti ed è stata anche realizzata la nostra prima birra. Contrariamente a quanto si pensa però il luppolo non può essere utilizzato solo per la birra ma ha tanti impieghi in farmaceutica, nutriceutica, ristorazione e anche in altri campi che mi piacerebbe far conoscere».