Firenze, 10 giugno 2025 – Droni, sensori, satelliti, robot di mungitura e sistemi predittivi basati sull’intelligenza artificiale: sono alcune delle tecnologie che stanno trasformando l’agricoltura e l’allevamento in chiave sostenibile. L’obiettivo? Migliorare l’efficienza delle produzioni, ma anche il benessere di chi lavora ogni giorno nei campi e nelle stalle.
Se n’è parlato stamani nella sala Pegaso della Regione Toscana durante Agrofutura. Al tema è stato dedicato il panel “Agricoltura 4.0: tecnologie emergenti, allevamento e agricoltura sostenibili”, moderato da Erika Pontini, capo cronista de La Nazione di Firenze, con interventi di esperti del mondo accademico e istituzionale.
«La tecnologia oggi ci permette di monitorare la variabilità, che è intrinseca nei sistemi agricoli – ha spiegato Simone Orlandini, direttore del dipartimento scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università degli Studi di Firenze –. Sensori, droni, satelliti e modelli di simulazione ci forniscono una quantità enorme di dati: se ben utilizzati, permettono di decidere in modo più consapevole come e dove intervenire, ad esempio per irrigare o concimare solo dove serve. Così si aumenta la produttività, si riducono gli sprechi e si tutela l’ambiente. È essenziale però che ci sia formazione, per agricoltori e tecnici».
Anche nell’allevamento le tecnologie possono rappresentare una svolta. «Nei nostri allevamenti mancano sempre più persone disposte a svolgere mansioni faticose, come la mungitura, che viene effettuata due volte al giorno per 365 giorni l’anno», ha detto Marcello Mele, professore ordinario di scienze animali, dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell’Università di Pisa –. «I robot di mungitura sono perciò sempre più diffusi e stanno migliorando non solo la produttività, ma anche la qualità della vita degli allevatori, liberando tempo e aprendo possibilità per nuove generazioni più attratte da lavori tecnologici. Serve però una rivoluzione culturale: senza allevamenti perderemmo anche il nostro paesaggio».
Un esempio concreto di innovazione applicata è la tenuta di Cesa, in provincia di Arezzo, gestita da Terre Regionali Toscane. Si estende per 74 ettari ed è l’unica azienda agricola di proprietà regionale destinata prevalentemente al collaudo, alla sperimentazione in agricoltura e al trasferimento dell’innovazione. «La nostra è una demofarm, una vera azienda agricola dove testiamo sul campo tecnologie e soluzioni innovative prima di trasferirle agli agricoltori», ha spiegato Marco Locatelli, dirigente dell’ente Terre Regionali Toscane. «Qui si sperimentano nuove varietà, come la quinoa e l’amaranto italiani, ma anche software di gestione e sensori applicati ai vigneti 4.0. La Regione ha il compito di selezionare l’innovazione utile e accompagnarne l’introduzione nel sistema agricolo».