
Possibili (importanti) novità in arrivo sul fronte pensionistico
Firenze, 28 luglio 2025 - Pensioni, novità in vista. Il 2025 rappresenta un anno ponte tra le misure in vigore e una possibile riforma per il 2026, della quale si inizia a sentir parlare su più fronti. A fare il punto della situazione è Sandro Renzoni, coordinatore di Inca Cgil Toscana.
"Chi ha versato almeno un contributo prima del 1996 può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi, oppure anticipare l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne). Chi ha iniziato a lavorare molto presto può accedere alla pensione anticipata per “precoci“ con 41 anni di contributi se ha almeno un anno versato prima del compimento dei 19 anni e appartiene a categorie tutelate, come disoccupati, invalidi o chi svolge lavori gravosi", spiega l’esperto.
Ci sono ancora in vigore alcune formule speciali come Quota 100 e Quota 102, per chi ha maturato i requisiti entro il 2022, e Quota 103, riservata a chi ha almeno 62 anni di età e 41 di contributi. In questo caso, però, l’assegno viene calcolato solo con il sistema contributivo, che spesso comporta una elevata riduzione dell’importo finale. È importante sapere, sottolinea Renzoni, che per tutte queste forme di pensione è possibile cumulare gratuitamente i contributi versati in più gestioni previdenziali. Anche chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 – i cosiddetti "contributivi puri" – può accedere alla pensione a 67 anni con almeno 20 anni di versamenti, ma a condizione che l’importo maturato superi l’assegno sociale. In alternativa, si può attendere i 71 anni con soli 5 anni di contributi effettivi.
Per alcune categorie di lavoratori in difficoltà – disoccupati, invalidi, caregiver e chi svolge lavori gravosi – esiste infine l’Ape sociale, accessibile a partire dai 63 anni e 5 mesi.
Fin qui le regole attuali. Ma dal 2026 potrebbero cambiare molte cose. Il governo sta studiando una nuova misura di flessibilità, destinata a sostituire la Quota 103. Si chiama "quota 41 flessibile" e punta ad ampliare la platea dei beneficiari: anche i contributivi puri (cioè chi ha iniziato a versare dopo il 1996) potrebbero accedervi e in sostanza, se confermata, sarebbe valida per i lavoratori dipendenti e autonomi che raggiungono entro il 31 dicembre 2025 almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Inoltre non si parla più di un ricalcolo interamente contributivo (come accade per quota 103, che taglia l’assegno anche del 15-20%), ma di un sistema di penalizzazioni più leggere e mirate, pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria. Ma la vera novità sarebbe l’introduzione di un criterio legato all’Isee. Chi ha un reddito Isee sotto i 35mila euro sarebbe escluso da ogni penalizzazione, ottenendo la pensione piena nonostante l’uscita anticipata.