MONICA PIERACCINI
Cronaca

Tasse e inflazione hanno fortemente ridotto il potere d’acquisto delle pensioni

Nel rapporto Cer-Cupla 2025 presentato a Roma le simulazioni sulla perdita di potere d'acquisto

Il potere d'acquisto delle pensioni si è eroso costantemente nel tempo

Il potere di acquisto delle pensioni al netto della tassazione si è notevolmente ridotto negli ultimi quindici anni, sia per gli importi più alti che per quelli medio-bassi.

"Per sostenere con delle evidenze statistiche e analitiche quanto affermato – si legge nel rapporto Cer-Cupla 2025 presentato a Roma – conviene concentrarsi inizialmente sulla riduzione di valore reale delle pensioni medio basse, per le quali l’aggiustamento annuale all’inflazione è stato sempre totale".

Ad esempio, una pensione di 1.200 euro lorde ha perso circa 70 euro mensili di potere di acquisto dal 2009 al 2025, corrispondenti a circa 900 euro l’anno. Una pensione da 1.800 euro al mese ha perso oltre 11.200 euro l’anno. La parte minore di questa perdita è dovuta al ritardo annuale con il quale i trattamenti pensionistici lordi vengono adeguati all’inflazione. È invece nell’interazione tra inflazione e prelievo fiscale sui redditi che si nasconde la principale causa del danno subito dai pensionati. Le perdite di potere di acquisto si aggravano ulteriormente quando si prendono in considerazione importi pensionistici per i quali l’aggiustamento automatico all’inflazione è stato solo parziale e ha determinato una riduzione di reddito lordo reale che si va ad aggiungere all’effetto drenaggio fiscale.

Tra il 2010 e il 2013 la perdita annuale di potere di acquisto per una pensione di 2.400 euro mensili lorde è stata pari a circa 2.300 euro annui, pari a circa il 9 per certo. Per una pensione di 6.600 euro mensili si arriva ad una caduta di circa il 19 per cento. Le perdite cumulate in tredici anni raggiungono valori esorbitanti: 26mila euro per una pensione di 2.400 euro lorde mensili e 52 mila euro per una pensione di 3.600 euro.

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