
L’offerta pubblica di scambio su Mediobanca, lanciata da Banca Mps, è partita ieri per concludersi l’8 settembre
È partita ieri l’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca, che si concluderà l’8 settembre. Nella prima giornata sono state portare in adesione soltanto 928 azioni, pari allo 0,0001% del capitale di Mediobanca. La banca milanese ha chiuso invariata a 18,25 euro in Borsa, mentre il Monte ha guadagnato l’1,4% a 7 euro e ha così ridotto al 2,7%, vale a dire a 410 milioni di euro, lo ‘sconto’ della sua proposta rispetto all’attuale capitalizzazione. La soglia minima per l’assalto a Piazzetta Cuccia è stata fissata al 35%, ma l’obiettivo dell’ad di Mps Luigi Lovaglio resta il 66,7% del capitale.
Quella del 35% è una percentuale che non dovrebbe essere difficile da raggiungere per garantire a Rocca Salimbeni un controllo di fatto sull’istituto lombardo: sia Delfin di Leonardo Del Vecchio sia il gruppo Caltagirone, insieme detentori del 30% di Mediobanca, guarderebbero infatti con favore all’operazione. Per questo ieri l’amministratore delegato di piazzetta Cuccia ha sferrato un attacco a tutto campo all’indirizzo del governo. Accusandolo di essere "un’anomalia", dato che gioca "ruoli multipli" in questa come in altre partite del risiko bancario. Nagel ha ribadito che l’ops è "ostile e non concordata, priva di ratio industriale e di convenienza per i soci della banca, sottolineando che il corrispettivo offerto è non congruo e del tutto inadeguato". E ancora: "Mps presenta ancora rischi significativi" dopo aver raccolto "più di 25 miliardi di capitale negli ultimi 20 anni per acquisizioni sbagliate e/o per propensione al rischio".
Ma non finisce qui. "L’offerta pubblica di scambio è un’operazione non consueta e non standard con troppe anomalie", le sue parole. Nagel ha quindi puntato il dito contro la modalità del collocamento del 15% ceduto a novembre dal Mef e finito nelle mani del gruppo Caltagirone, di Delfin, di Banco Bpm e di Anima. Un’operazione sulla quale si è mossa la magistratura, proprio dopo un esposto di Mediobanca. Nel contempo, ha aggiunto l’ad di Piazzetta Cuccia, elencando i ruoli del governo, "mantiene il controllo de facto del Cda del Monte Paschi", dove la metà dei consiglieri sono di nomina governativa, compresi il presidente Nicola Maione e l’amministratore delegato Luigi Lovaglio.
Sul fronte dei passaggi che hanno portato Caltagirone e Delfin a entrare e a rafforzarsi sia in Mps sia in Piazzetta Cuccia, affiancati dalle casse di previdenza, l’ad di Mediobanca ha accusato: "Non è credibile quello che dice il ceo di Mps che ha fatto l’operazione per conto suo. Abbiamo visto tutti che questa operazione è stata preparata dai maggiori azionisti, incluso il governo". Lovaglio avrà modo di replicare a partire dalla giornata di oggi, quando sarà a Londra impegnato in un nuovo road show per convincere gli investitori esteri ad aderire all’offerta di scambio di Siena.
C.B.