
L’amministratore delegato di Banca Monte dei Paschi, Luigi Lovaglio, con il presidente Nicola Maione
Il Monte dei Paschi sale sopra il 60% del capitale di Mediobanca e conquista il controllo di diritto della banca di Piazzetta Cuccia al termine dell’offerta annunciata al mercato a fine gennaio con un impegno complessivo da 13,5 miliardi, di cui 12,8 miliardi pagato in azioni Mps e 750 milioni in contanti. Dopo otto mesi dal suo annuncio, va dunque in porto la scalata a Mediobanca, sfondando nell’ultimo giorno utile il tetto, non solo simbolico, del 50% di adesioni, che volano al 62,29%. Un numero che garantirà a Rocca Salimbeni e al suo ceo Luigi Lovaglio il pieno controllo di Piazzetta Cuccia e porterà al ricambio del management già nella prossima assemblea dei soci.
Plausibile, a questo punto, una riapertura dell’offerta per raggiungere il 66,6%. Le adesioni delle ultime ore si aggiungono così a quelle dei due azionisti di peso, la holding Delfin e il gruppo Caltagirone, i primi in ordine di tempo ad apportare le loro azioni, garantendo all’opas il primo blocco del 30%, mentre l’assemblea Mediobanca bocciava l’Ops su Banca Generali, l’ultima carta giocata dall’ad Alberto Nagel per parare l’attacco di Siena. Poi, dopo il rilancio cash, a stretto giro sono arrivate le Casse previdenziali, Enpam dei medici in testa, e le famiglie Benetton, Tortora e Doris. Nomi di peso di quello che un tempo era il patto di sindacato della banca d’affari, ma che ha via via perso svariati pezzi nel corso dei mesi (con l’uscita di big come i Ferrero e gli Acutis). Ora con le adesioni sopra il 50%, si chiude l’era di Alberto Nagel e inizia quella targata Siena. Un passaggio storico che potrebbe avere riflessi sull’intero mondo della finanza italiana, dall’ipotesi di un terzo polo bancario agli equilibri nel capitale e nella governance di Generali, il cui cda (nominato lo scorso aprile) per 10 membri su 13 è espressione della lista promossa da Mediobanca. C’è quindi la certezza, da parte del management di Rocca Salimbeni, che la banca senese possa scrivere una storia diversa e riprendere quel cammino di ‘polo aggregante’, con il beneplacito del governo, dopo i lunghi anni di crisi.
Da Siena si registra ovviamente grande soddisfazione per il raggiungimento dell’obiettivo: "Il mercato ha dato un chiaro sostegno al nostro progetto apprezzando la forte logica industriale e la creazione di valore per gli azionisti e tutti gli stakeholder, oltre che per il sistema Paese", ha commentato il ceo del Monte, Luigi Lovaglio. Ora per Mediobanca inizia la delicata fase dell’integrazione nel gruppo senese. Il primo passaggio sarà l’avvicendamento del top management, con l’uscita dell’ad Nagel, che non è riuscito a convincere i propri azionisti a non aderire all’offerta senese, nonostante la campagna stampa, durata tutta l’estate, che cercava di mettere in luce i vantaggi, per i soci, del mantenimento di una Mediobanca stand alone.
Con questa operazione Lovaglio, al timone di Siena dal febbraio 2022, si ritrova dunque a pilotare il terzo gruppo del Paese in termini di totale attivi, impieghi alla clientela e raccolta diretta, pronto, come ha già più volte dichiarato, a cogliere le opportunità per l’ulteriore fase di aggregazione che il settore bancario italiano sicuramente affronterà nei prossimi anni. Intanto ieri, nel giorno della chiusura dell’Opas, il titolo Mps ha guadagnato lo 0,48% (7,368 euro), Mediobanca lo 0,49% a 9,48 euro.