
In alto il professor Simone Bastianoni, sopra un’immagine di repertorio
"Alla transizione ambientale ed energetica bisogna arrivare, ma come in tutte le operazioni ci vuole ’misura’ e un po’ di garbo: il problema è la scala. Bisogna saper gestire il cambiamento, non farlo subire. Insomma far partecipare i cittadini al sacrificio ma anche ai suoi benefici", la premessa è del professor Simone Bastianoni, docente di Chimica dell’Ambiente e delegato alla sostenibilità dell’Università di Siena, co-coordinatore del Gruppo di Ecodinamica fondato dal professor Enzo Tiezzi e presidente dell’Alleanza Territoriale Carbon Neutrality. La riflessione è sull’ennesima iniziativa - in questo caso c’è l’autorizzazione della Regione – che vorrebbe la realizzazione di un parco agrivoltaico su 238 ettari nel comune di Sovicille, nella vallata verde a ridosso dei borghi di Stigliano e Torri.
La transizione energetica a spese del paesaggio è sostenibile? "E’ difficile avere una posizione univoca in questa materia, che ruota attorno alla tutela e sostenibilità ambientale. Certo è che non si può né violentare il paesaggio né passare sopra alle persone che vi abitano – inizia il professor Bastianoni –. Detto che sono favorevole all’energia eolica, non metterei una pala in cima alla Torre del Mangia; e sono favorevole all’idroelettrico ma comprendo le polemiche sul Tubone a Colle Valdelsa, ovvero su un progetto che insiste su una struttura con non abbastanza acqua e un bene risalente all’anno Mille".
Nell’ultimo caso si parla di 238 ettari di verde da coprire con fotovoltaico. "Si parla dell’equivalente di 500 campi da calcio uno accanto all’altro. Lo sbaglio è nel voler applicare la logica di scala della mega centrale elettrica, quando invece bisognerebbe pensare alla diffusione di tanti piccoli punti di produzione di energia. L’intervento dovrebbe poi procedere per gradi, priorità: andare a coprire di pannelli prima di tutto parcheggi, tetti, anche strade. Insomma interventi ad una certa altezza, in modo da non compromettere il paesaggio, la terra e allo stesso tempo creare un beneficio a chi abita o frequenta quella zona:, come può aversi con l’ombra assicurata da una copertura, sopra alla quale posizionare un pannello. La logica della centrale elettrica è più difficilmente accettabile dal cittadino, che vi vede speculazione economica ai suoi danni e a danno dell’ambiente. In Danimarca, ad esempio, c’è una regolamentazione per cui se un’impresa vuole installare una pala eolica in un luogo, ai cittadini è data la possibilità di acquistare quote di quella pala e quindi di averne un beneficio condiviso".
La transizione è però inevitabile? "Dovremo abituarci al cambiamento del paesaggio, come del resto abbiamo sempre fatto, se non vogliamo che lo facciano le calamità naturali, ovvero assistere a un pezzo di montagna che frana o all’allagamento della città. Dobbiamo dunque gestire il cambiamento del paesaggio, coinvolgendo i cittadini nella transizione. Non sono per la conservazione ottusa del paesaggio, però bisogna arrivarci con misura e con compartecipazione del cittadino all’opportunità. Capisco le posizioni contrarie a progetti necessari ma ’fuori scala’, in un territorio che ha fatto già scelte forti su produzione di energia, risparmio energetico e gestione dei rifiuti, arrivando all’assorbimento del 100% dei gas serra, target raggiunto dal territorio provinciale già nel 2011".
Paola Tomassoni