
Sala operatoria in una foto di repertorio. L'intelligenza artificiale è destinata a cambiare completamente la medicina
Roma, 11 settembre 2025 - L'Intelligenza Artificiale sta ridefinendo i paradigmi della medicina contemporanea, offrendo soluzioni innovative per il migliorare la qualità delle cure e l’efficienza dei sistemi sanitari, velocizzare le diagnosi e ottimizzare le terapie in ogni campo, dal diabete all’infarto fino alle malattie respiratorie.
E ancora, identificare nuovi fattori di rischio e integrarli con quelli già noti, migliorare il rapporto medico-paziente e la gestione della malattia. A fare il punto sulle nuove prospettive e innovazioni dell'I.A. è stato il congresso “Artificial intelligence in medicine”, appena concluso a Roma, organizzato dalla Fondazione Menarini, in collaborazione con Gemelli Isola-Ospedale Isola Tiberina, University of Central Florida College of Medicine, Sovaris AI e The Foundation for Gender-specific Medicine, che ha visto la partecipazione di esperti di fama mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina.
“Spesso l’intelligenza artificiale è vista come una minaccia che, in futuro, potrà arrivare a sostituire i medici stessi - afferma il professor Stefano Del Prato, Presidente di Fondazione Menarini -. Le ricerche suggeriscono il contrario: non sarà l’intelligenza artificiale a sostituire gli specialisti, ma saranno gli specialisti che sanno far uso delle potenzialità dell’intelligenza artificiale, a rimpiazzare chi non sarà in grado di sfruttare i vantaggi di questo strumento. L'intelligenza artificiale rafforzerà invece la pratica medica, consentendo agli specialisti di sfruttare la tecnologia per migliorare, non solo l'assistenza clinica, ma anche la formazione continua di medici e studenti, cambiando il modo in cui si insegna e si impara la professione sanitaria".
Ad oggi i sistemi di IA sono già in grado di analizzare nel dettaglio enormi quantità di immagini mediche: dall’Ecg, alle radiografie, dalle tomografie computerizzate, alle risonanze magnetiche. Il tutto con una precisione paragonabile o superiore a quella dell’interpretazione umana, identificando sottili anomalie, che potrebbero sfuggire all'occhio anche del clinico più esperto, supportando così il medico in diagnosi più rapide e precise.
Inoltre, l’intelligenza artificiale fornisce le basi per una medicina personalizzata sfruttando algoritmi avanzati capaci di elaborare e integrare profilo genetico, biomarcatori, interazione con l’ambiente e storia clinica del singolo paziente per identificare trattamenti su misura, massimizzando l’efficacia terapeutica e minimizzando gli effetti collaterali.
Verso nuove frontiere
“L’intelligenza artificiale abbraccia tutte le branche della medicina, dalla cardiologia alla diabetologia, fino alla pneumologia - prosegue Del Prato -. Ma si sta spingendo ancora più avanti, verso nuove frontiere: lo sviluppo dei gemelli digitali (digital twins), lo sviluppo di reti ad alta capacità potranno offrire l’integrazione delle varie specialità in una visione di precisione ma olistica oltre che permettere simulazioni di interventi complessi, di sistemi predittivi per la gestione di epidemie e pandemie e lo sviluppo di robot chirurgici autonomi”.
Non mancano però complesse questioni etiche e regolatorie da affrontare e risolvere per far sì che il professionista sanitario faccia un uso dell’IA consapevole e responsabile. La privacy dei dati, ad esempio, rappresenta una preoccupazione primaria: gli algoritmi di intelligenza artificiale richiedono enormi quantità di dati sanitari per essere efficaci, sollevando interrogativi sulla protezione delle informazioni personali dei pazienti. Un ulteriore elemento di riflessione riguarda l’autonomia decisionale e la responsabilità professionale. Quando un sistema di intelligenza artificiale suggerisce una diagnosi o un trattamento, chi è responsabile delle conseguenze? Quanta autonomia decisionale deve essere concessa a questi sistemi? Spesso percepiti come “scatole nere”, sono difficili da interpretare anche per gli stessi esperti.
Questo rende complesso stabilire le responsabilità in caso di errore clinico e può minare la fiducia del paziente verso le tecnologie digitali. In definitiva, l’era dell’intelligenza artificiale non riduce il ruolo del medico, ma lo ridefinisce.
Ripensare la formazione medica
La stessa formazione medica dovrà essere ripensata per preparare quello che sarà il medico del futuro. Nella lotta alle malattie cardiovascolari, l’IA è ormai uno strumento di diagnosi e screening fondamentale, che, di fatto, sta rivoluzionando la cardiologia: “L’elettrocardiogramma, che un tempo serviva solo per leggere l’attività elettrica del cuore - spiega il professor Filippo Crea, direttore del Centro di eccellenza di Scienze Cardiovascolari dell’Ospedale Gemelli-Isola di Roma - grazie all’IA vive una seconda giovinezza e può rivelare dati sulla funzione cardiaca, cioè come il cuore si contrae, che prima richiedevano un ecocardiogramma. Potenziando l’Ecg con l’intelligenza artificiale è stato infatti possibile raggiungere una sensibilità del 95,6% nel rilevare disfunzioni ventricolari. Permette di integrare tutti i fattori di rischio per determinare la probabilità di infarto o ictus, considerando sia quelli tradizionali come, ad esempio, colesterolo LDL, ipertensione, fumo, diabete, sia i nuovi fattori di rischio quali nuovi lipidi dannosi, inquinamento, infezioni croniche, stress e isolamento sociale, per creare un quadro di rischio specifico e personale dell’individuo”.
Nel campo del diabete, l’IA sta offrendo applicazioni concrete e innovative: “Negli Stati Uniti si sta sperimentando una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale che riesce a evidenziare cambiamenti precoci della secrezione insulinica già 10 anni prima che il diabete di tipo 1 si manifesti”, afferma Alfonso Galderisi, professore associato di Pediatria dell’Università di Yale. “Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale ha permesso lo sviluppo di sistemi potenziati di rilascio automatico di insulina, anche chiamati 'pancreas artificiali'", sottolinea Boris Kovatchev, directore del Center for Diabetes Technology dell’Università della Virginia. Oltre a ciò, l’intelligenza artificiale sta permettendo lo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare la diagnosi precoce e la gestione della retinopatia diabetica, una delle principali cause di cecità tra gli adulti.