SILVIA BINI
Cronaca

Sudd Cobas in sciopero alla stireria: "Stop ai subappalti senza diritti"

Picchetto davanti a L’Alba da tre giorni: "Dopo la regolarizzazione degli operai, è tornato lo sfruttamento"

Presidio ai cancelli dei lavoratori de L’Alba Srl, stireria e confezione di Montemurlo

Presidio ai cancelli dei lavoratori de L’Alba Srl, stireria e confezione di Montemurlo

Ancora uno sciopero per chiedere diritti. È iniziato giovedì il presidio allo stabilimento L’Alba per salvaguardare posti di lavoro e tutele conquistate con fatica. Fino a gennaio gli operai erano formalmente assunti dalla Forservice Srls ma lavoravano per L’Alba, inquadrati con il contratto delle pulizie nonostante svolgessero mansioni di stiro e cucito. Paghe basse, straordinari non retribuiti – sabati di lavoro gratuito – e precarietà erano la regola.

Prima ancora c’era stata la ReStiro Srl, sparita dopo pochi mesi senza versare Tfr e tredicesime. Per i Sudd Cobas si trattava di società "schermo" riconducibili allo stesso imprenditore: un sistema di "scatole cinesi" per abbattere il costo del lavoro. Dopo le prime mobilitazioni, a febbraio era arrivato l’accordo: assunzioni dirette da parte di L’Alba, contratti a tempo indeterminato e applicazione del Contratto nazionale Tessile Industria. Sembrava la fine dei finti subappalti.

Ma ad aprile parte dei macchinari e delle commesse sono stati trasferiti in via Lecce, in uno stabilimento intestato ancora a Forservice. Qui, raccontano i lavoratori, turni di dodici ore e condizioni di semi-segregazione, con manodopera reclutata da un caporale anche fuori regione. Alcuni responsabili di L’Alba coordinano la produzione, segno di una continuità che inquieta.

Ora la storia si ripete: un terzo impianto di stireria è stato aperto e qui sono stati spostati commesse e capi reparto. Nel frattempo l’azienda ha smesso di pagare l’affitto di via delle Lame, alimentando il timore di una chiusura "di soppiatto", aggiungono i Sudd Cobas. "A fine agosto la proprietà ha addotto presunti danni da maltempo per sospendere le attività, senza presentare prove né attivare la cassa integrazione".

Secondo il sindacato, è in atto un progetto per svuotare progressivamente lo stabilimento storico, sostituendo lavoro regolare con manodopera sottopagata e priva di diritti, una strategia che colpisce la filiera di marchi dell’abbigliamento di alta gamma.

"Se non ci saranno risposte – annunciano i rappresentanti dei lavoratori – coinvolgeremo i committenti e chiederemo l’intervento dell’ispettorato del lavoro". L’appello va anche alle istituzioni locali: "Serve un fronte comune per difendere il lavoro dignitoso e fermare i subappalti senza tutele".

Silvia Bini