GIOVANNI FIORENTINO
Cronaca

Sudd Cobas. Protesta allargata ai committenti

Il sindacato opta per una nuova strategia dopo che l’azienda nel mirino ha chiuso i battenti .

Il picchetto dei Sudd Cobas davanti alla confezione Minth di via Basilicata Ma la protesta è è partita a causa della ditta Weng

Il picchetto dei Sudd Cobas davanti alla confezione Minth di via Basilicata Ma la protesta è è partita a causa della ditta Weng

"Come abbiamo detto più volte, reputiamo giusto che anche i committenti debbano assumersi le proprie responsabilità in casi del genere. Ed è questo che vogliamo ribadire all’azienda". Luca Toscano, sindacalista Sudd Cobas, ha così replicato al titolare della confezione Minth di via Basilicata, assistito dall’avvocato Tiziano Veltri, che vede ormai da qualche giorno dinanzi ai propri cancelli un picchetto organizzato dal sindacato per chiedere la riapertura ed il reintegro dei lavoratori del pronto moda Weng Ruiliang. Ed è necessario partire proprio da quest’ultimo punto per comprendere quel che sta accadendo: circa due settimane fa, quest’ultima azienda aveva accettato di regolarizzare i dipendenti (perlopiù pakistani). Salvo, dicono i sindacalisti, abbassare la saracinesca poco dopo, disdire il contratto di affitto ed iniziare a smontare i macchinari per portarli altrove. La ditta sembra insomma aver chiuso i battenti e, come già fatto in altri casi analoghi, i Sudd Cobas hanno spostato la protesta davanti alla sede di una delle aziende che reputano committenti della Weng. La Minth, per l’appunto, che però ha scritto al prefetto chiedendo la convocazione del Tavolo per la sicurezza pubblica lamentando il "blocco delle merci in entrata e in uscita" e l’"occupazione non autorizzata degli spazi aziendali di pertinenza" (ricordando come le due aziende non siano giuridicamente collegate). Davanti al cancello della ditta si è come detto formato un presidio composto dai rappresentanti Sudd Cobas, al quale stanno prendendo parte anche operai di altre confezioni della zona. Sono a quanto pare due i lavoratori iscritti al sindacato lasciati a casa dalla Weng Ruiliang, su un totale di circa venti addetti. "Non sappiamo se gli altri stiano ancora lavorando. Non sappiamo se l’impresa abbia riaperto sotto un altro nome o se abbia chiuso definitivamente non riuscendo a sostenere gli accordi sottoscritti – ha detto Toscano – perché prima dell’accordo, c’erano operai che lavoravano dodici ore al giorno. Riteniamo che protestare dinanzi ad un capannone ormai vuoto sia inutile: per questo abbiamo deciso di manifestare davanti alle imprese che lavoravano con la Weng, come già fatto in passato. L’obiettivo è di far sì che anche le committenti possano sollecitare la proprietà della Weng Ruiliang a fare un passo indietro. E su queste basi, siamo intenzionati ad andare avanti".

Giovanni Fiorentino