REDAZIONE PRATO

Uccide e sotterra il padre. Oggi il Dna per stabilire se i resti sono di Blandino

Gli accertamenti diranno se il corpo ritrovato alla Ferruccia è del settantenne scomparso. Il figlio Giuseppe è in carcere. La sorella della vittima vive a Prato .

Il campo dove sono stati trovati i resti di Salvatore Blandino

Il campo dove sono stati trovati i resti di Salvatore Blandino

La sorella di Salvatore Blandino, il settantenne scomparso a giugno e del cui omicidio ora è accusato il figlio Giuseppe, vive a Prato. Lo stesso presunto killer risulta residente in città. Sono alcuni dei particolari che emergono dalla macabra vicenda avvenuta alla Ferruccia di Agliana. Ma si dovrà attendere i risultati dell’esame del Dna e dell’autopsia, eseguiti questa mattina, per avere la certezza che quel cadavere ritrovato in avanzato stato di decomposizione, chiuso in un sacco nero e sepolto, sia davvero di Blandino.

Salvatore Blandino, 70 anni, era scomparso dalla Ferruccia ad Agliana il 26 giugno scorso. A denunciarne la scomparsa era stata la sorella preoccupata in quanto il fratello non rispondeva più al telefono da alcuni giorni. Ora solo l’autopsia e l’esame del Dna potranno confermare in maniera inequivocabile l’identità della vittima, anche se sono numerosi gli elementi acquisiti nel corso delle attività investigative che fanno ritenere che si tratti di Blandino.

A fiutare l’odore acre dei poveri resti sono stati i cani molecolari dei carabinieri, poi le delicate operazioni di scavo con i vigili del fuoco. Tutta l’area era stata perlustrata con l’impiego di droni. Per quella morte si trova in carcere Giuseppe Blandino, 42 anni, fabbro, figlio della vittima, sottoposto a fermo dalla sera del ritrovamento dei poveri resti. L’ipotesi della procura è che abbia prima ucciso il padre tramortendolo con un oggetto contundente e poi abbia nascosto il cadavere sotterrandolo nel campo. Nella casa di via della Repubblica, che è stata messa sotto sequestro, erano stati ritrovati schizzi di sangue alle pareti, tracce inequivocabili di un’aggressione appena consumata.

Una ricostruzione da subito negata da Giuseppe Blandino che, la sera del fermo, portato in caserma a Quarrata avrebbe dato ai carabinieri una versione del tutto diversa dei fatti. Secondo quanto trapela, sembra che Giuseppe Blandino abbia ammesso in effetti di aver visto il padre lo scorso 23 giugno. E lui stesso avrebbe fatto denuncia di scomparsa del padre il 27 giugno.

Degli attriti tra padre e figlio hanno da subito parlato i parenti, gli zii di Giuseppe, che hanno anche riferito come il padre Salvatore si sentisse in pericolo, pensando addirittura che il figlio, per le sue continue richieste di soldi, sarebbe potuto arrivare ad ammazzarlo. Nell’interrogatorio in carcere, Giuseppe Blandino si è avvalso della facoltà di non rispondere. E questa mattina si svolgerà l’interrogatorio davanti al gip. Il suo avvocato, Enrico Giuntini del foro di Prato, ha spiegato che non ci sarebbero prove che colleghino la morte di Salvatore Blandino con una responsabilità del figlio.

"Il mio assistito si trova in carcere perché non ha una fissa dimora. Qualora si dispongano gli arresti domiciliari, potrebbe essere scelta un’abitazione a Prato, che ha in comproprietà con la zia. Ribadisco la sua piena disponibilità, dimostrata fin dai primi giorni in cui sono state avviate le ricerche del padre".

M.V.