Martina Vacca
Cronaca

Il delitto di Quarrata. “Mio cognato aveva paura. Lui gli chiedeva solo soldi”

Il racconto del parente di Salvatore Blandino: “I contrasti in famiglia andavano avanti da anni”. Le sorelle erano preoccupate e hanno subito lanciato l’allarme ai carabinieri

La casa della vittima in via della Repubblica a Quarrata. I cani molecolari avevano setacciato il giardino (foto Luca Castellani/Fotocastellani)

La casa della vittima in via della Repubblica a Quarrata. I cani molecolari avevano setacciato il giardino (foto Luca Castellani/Fotocastellani)

Agliana (Pistoia), 24 luglio 2025 – Aveva paura Salvatore Blandino. Di quel figlio che gli chiedeva continuamente soldi, e che nel tempo era diventato così problematico. A raccontarlo è il cognato della vittima, Vito Di Dolce, marito della sorella di Blandino, Maria, che vive a Prato. L’altra, Ausilia, è rimasta ad Agrigento, la città di origine della famiglia.

“Mio cognato Salvatore aveva paura di suo figlio Giuseppe e me lo diceva – racconta Di Dolce – Mi diceva che gli chiedeva continuamente soldi. ’Vedrai, un giorno arriva e mi ammazza’, diceva Salvatore. I rapporti con la famiglia si erano guastati da tempo. Io personalmente non parlavo più con Giuseppe da qualche anno, dopo che avevamo avuto una brutta discussione. Perciò non sapevo che vita facesse. So che lavorava come fabbro alla Ferruccia. Comunque, padre e figlio non andavano d’accordo da tempo e questo era un problema per tutti. A me, però, Giuseppe non aveva mai chiesto soldi”.

La sera della scomparsa di Salvatore Blandino, il 23 giugno, a insospettirsi e a lanciare il primo allarme sarebbe stata la sorella Ausilia, che vive ad Agrigento.

“Ci ha chiamato al telefono preoccupata – racconta ancora il cognato della vittima – E ha detto a me e a mia moglie Maria di andare a controllare nella casa di Salvatore, perché non gli aveva risposto al telefono. Loro si sentivano tutti i giorni, perché erano molto uniti. Noi siamo andati nell’abitazione di mio cognato e abbiamo suonato il campanello, ma lui non ci ha risposto. A quel punto abbiamo chiamato i vigili del fuoco e anche i carabinieri. Sono stati solo loro a entrare. Noi non abbiamo visto la casa, perché sono subito scattati i rilievi e ci hanno avvisato che poteva esserci pericolo di contaminazione di eventuali prove se fossimo entrati. I carabinieri hanno messo i sigilli alla casa e noi siamo andati via. Ma non abbiamo mai smesso di cercarlo”.

Quella stessa sera il signor Di Dolce ha contattato il nipote, per informarlo di quello che stava accadendo. “Mi ha risposto in maniera frettolosa. Io gli stavo spiegando che il padre era scomparso e che eravamo in pena per lui e mi ha liquidato con poche parole, dicendomi che lui era fuori città, e che si trovava a Parma. Non solo, mi ha detto anche che non aveva possibilità e io penso nemmeno l’intenzione di tornare subito, e che sarebbe arrivato il giorno dopo”.

Le ricerche dei carabinieri non si sono mai interrotte in queste settimane. La prefettura di Pistoia aveva attivato le procedure di ricerca per una persona scomparsa a Quarrata. Sia i carabinieri di Pistoia che i vigili del fuoco avevano anche stanziato un punto di ricognizione in piazza Risorgimento, tanto che il Comune aveva messo a disposizione le associazioni di Protezione Civile, come aveva comunicato anche il sindaco Gabriele Romiti sulla sua pagina Facebook. Da quel momento in poi le indagini sono proseguite in segretezza per rispetto della privacy dell’uomo e dei suoi familiari e per evitare che venissero compromesse o intralciate.