
Il luogo del ritrovamento dove i cani molecolari hanno fiutato la presenza del cadavere nascosto in una buca
E’ una lunga strada via Branaccia, che attraversa la campagna della Ferruccia dalla parte di Agliana costeggiando l’Ombrone, il torrente che segna il confine con Quarrata. Distese di campi assolati, percorsi da stradine sterrate e redole, qualche edificio, qualche capannone. E’ proprio in mezzo a questi vasti campi con la terra seccata dal sole che in questi giorni le forze dell’ordine con i cani e le ruspe hanno fatto gli scavi per trovare il corpo del povero Salvatore Blandino. Le ricerche si erano concentrate soprattutto nell’area dove Giuseppe, il figlio di Salvatore, prestava manodopera come fabbro. Lì c’è un gruppetto di edifici: residenze abitative e capannoni con le officine. E dietro una di queste costruzioni, in una striscia di terra adiacente al muro e delimitata da una rete, martedì pomeriggio la ricerca è terminata. Il corpo del settantenne è stato trovato lì, sotto la terra dove ancora si vedono i segni degli scavi e che adesso è delimitata dal nastro segnaletico dei carabinieri. Tumulato in una fossa che pare quasi una tomba, chissà da quanto tempo: lo stabiliranno le indagini e gli esami autoptici.
"Erano giorni che vedevamo i carabinieri e i vigili del fuoco con i cani, scavavano un po’ qua e un po’ là - racconta un uomo che è passato in bicicletta - adesso ci sono di nuovo i vigili del fuoco con le ruspe a ricoprire le grandi buche nei campi che appartengono a privati". Chi lavora qui non ha molta voglia di parlare, non fa piacere sapere che una persona che si conosce è accusata di aver ucciso il padre e che la salma era sepolta così vicino. "Sì, lo conoscevo, ma non è che ci si raccontassero i fatti nostri, buongiorno e buonasera, qualche battuta, ma io poi non saprei dire niente di lui" precisa, dal capannone vicino, il meccanico. Ma un altro che è lì a curiosare si sbottona un po’: "Ho sentito che a ammazzare l’uomo di Quarrata sia stato il figlio che lavorava per il fabbro lì in quell’officina. E’ uno gentile che se gli chiedevi un piacere si faceva in quattro per accontentarti, ma a quel che so io era senza una casa, era un po’ sbandato, viveva un po’ così, dormiva in macchina" dice l’uomo - non credo avesse buoni rapporti con la sua famiglia, sennò avrebbe avuto una casa dove andare, perlomeno a Quarrata dal padre".
Anche a Quarrata, dove Salvatore Blandino abitava, nessuno si ricorda né del figlio, né del padre. Lo stesso settantenne è descritto come una persona solitaria, che usciva pochissimo e che non riceveva visite. La sua abitazione, con un giardino e un bel pezzetto di terra, nel centro cittadino, è sotto sequestro e per accedere c’è un cancello che ora è interdetto e sigillato dai carabinieri. Il pover’uomo faceva una vita solitaria, un po’ di spesa alla Conad di via Roma, qualche giro in collina per cercare funghi e erbe commestibili, ma i rapporti con il vicinato praticamente erano nulli. Originario di Agrigento, poi aveva vissuto a Prato. A Quarrata ci si era trasferito ma senza essersi particolarmente inserito nella comunità. Rimasto vedovo anni fa, qualcuno dice di aver adocchiato per un periodo una nuova donna di origini straniere insieme a lui, come proverebbe anche un nome femminile scritto a pennarello sulla sua cassetta della posta. Ma poi la donna non si era più vista, e Salvatore Blandino era rimasto a fare la sua vita semplice di sempre.
Daniela Gori