Prato, 2 settembre 2025 – È al centro di un’indagine delicatissima seguita personalmente dal procuratore capo Luca Tescaroli il caso del ricatto a luci rosse ai danni di Tommaso Cocci, 34 anni, avvocato ed ex capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale candidato alle prossime elezioni regionali. Lettere anonime, due plichi arrivati a fine gennaio e poi ad aprile, e fatti circolare anche ai vertici di Fratelli d’Italia, contenenti minacce chiare e riferimento alla vita privata del politico e avvocato 34enne.
I reati sui quali si stanno concentrando gli investigatori sono di “diffusione di immagini e video sessualmente espliciti senza consenso dell’interessato e di diffamazione”. "Se continui a fare politica ti distruggiamo la vita” è una delle minacce contenute nelle lettere anonime, accompagnata da accuse anche gravissime come festini con minori, uso di droghe e affiliazione massonica. La vicenda di Cocci, che si definisce in un video diffuso sui suoi social “vittima di revenge porn all’interno di un tentativo di estorsione”, è giunta sulle pagine di un quotidiano nazionale a pochi giorni dalla chiusura delle liste elettorali. L’inchiesta della procura è partita a seguito delle denunce presentate da Cocci e da altri esponenti politici alla Digos.
“La procura sta effettuando investigazioni sui temi oggetto delle denunce presentate da Tommaso Cocci e da altri esponenti politici, al fine di verificare i fatti narrati e individuare le responsabilità penali ove esistenti – si legge nella nota del procuratore – . L’ufficio è da tempo impegnato a curare mirati accertamenti e, con riferimento ai fatti esposti”.
Indagini che si svolgono nel massimo riserbo vista “la loro delicatezza, anche tenendo conto del periodo elettorale” e in ogni caso, come sottolinea Tescaroli nella nota, “che la responsabilità dei soggetti ritenuti responsabili dovrà essere vagliata nelle fasi successive del procedimento”.

Intanto la procura di Prato, come riportato da La Repubblica, ha acquisito gli elenchi degli affiliati alla loggia Sagittario di Prato-valle del Bisenzio, parte della Gran loggia Alam (Antichi liberi accettati muratori), già citata nell’inchiesta per corruzione sull’ex sindaca Pd Ilaria Bugetti e l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci (Maestro fino al 2020), e ora di nuovo sotto i riflettori per il caso di Cocci.
Quest’ultimo, infatti, se ha respinto con forza le gravissime accuse a lui mosse e contenute nelle lettere anonime, ha ammesso di essere affiliato alla loggia del Sagittario già da dodici anni e di cui è stato anche segretario. Loggia dalla quale si è messo “in sonno” dal mese di giugno, mentre un altro tsunami si è abbattuto sulla città con l’inchiesta sull’imprenditore tessile e l’ex sindaca fino alle sue dimissioni da prima cittadina.
Nella lettera ricevuta ad aprile scorso presso lo studio legale di Cocci c’erano all’interno un’immagine intima rubata e altre, invece, frutto di fotomontaggi. Tutto sarebbe partito, secondo quanto riferito dallo stesso Cocci agli investigatori, da un adescamento online e che poi si sarebbe rivelato una trappola. “Quella fotografia purtroppo è vera – ha avuto modo di dire Cocci – Ho fatto una sciocchezza, ma non mi faccio ricattare”.