
Rita Pieri, dirigente scolastica, consigliera di Forza Italia ed ex assessore
E’ importante parlare di illegalità, di sfruttamento, di sicurezza. Importante confrontarsi sul futuro delle nostre imprese, sul tema cruciale del lavoro. Ci sono i nodi della viabilità, la fragilità del territorio, i problemi della sanità. Purtroppo sono tanti i fronti critici per la città in questo periodo e forse soffermarsi sulla cultura potrebbe sembrare meno urgente, non prioritario. Invece anche di questo è importante parlare. Cultura è identità, futuro e memoria. Grazie alla cultura cresciamo come persone, attraverso la cultura può crescere la città, la sua immagine, la sua vocazione turistica. La cultura aiuta il dialogo e il rispetto delle diversità; porta gioia e speranza. Per questo dobbiamo parlarne.
Purtroppo a mio avviso il bilancio delle politiche culturali del Comune negli ultimi undici anni non è positivo, nell’ultimo poi è stato tragico. E’ mancata una visione, una capacità di indirizzo delle istituzioni partecipate, anche una verifica sulle capacità di parlare al pubblico, quindi di portare cultura fra le persone, in particolare per il Pecci e il Metastasio. Ho condiviso in pieno le riflessioni dell’ex assessore alla cultura Massimo Luconi, che ai tempi del sindaco Mattei riuscì invece a incidere, a lasciare un segno. Ha ragione quando dice che la città è ricca di fermenti, anche per i cambiamenti che sperimenta prima di altre, per il suo tessuto associativo, per le sue istituzioni culturali. Ma in questi anni una politica culturale è mancata, nell’ultimo perfino un assessore.
I risultati si vedono. La peggiore Prato Estate che la città ricordi, imbarazzante per povertà dell’offerta. Palazzo Pretorio che da anni non ospita una mostra in grado di attrarre visitatori da fuori. I soliti problemi del Pecci, il Metastasio raramente al completo, nonostante i tavolini che ne riducono la capienza. Certo è anche un problema dei tempi che viviamo, perfino la Camerata nell’ultima stagione non ha eguagliato i successi del passato. Ma non si può dare la colpa solo ai tempi grami. La riflessione è necessaria e deve essere profonda, le scelte future coraggiose. Con la giunta di Roberto Cenni di cui ho avuto l’onore di far parte, la cultura è stata una priorità. E come diceva lui, non era certo una questione di destra o di sinistra. L’accelerazione impressa agli ultimi lavori della Lazzerini, idea partita dalla giunta Mattei, la sua apertura e le iniziative messe in campo per renderla davvero una fabbrica di cultura. La priorità di Palazzo Pretorio, finalmente riaperto dopo decenni, con la mostra sull’Officina pratese e i suoi 60mila visitatori paganti, le code di turisti venuti ad ammirare i capolavori dei Lippi, di Donatello, i nostri e quelli arrivati dai musei di mezzo mondo. E poi l’allestimento magnifico del museo, che oggi suscita poco interesse perché mostre attrattive non sono state più pensate. L’ultima in grado di attirare tanti visitatori è stata quella curata da Cavallucci per l’inaugurazione del nuovo Pecci, speriamo non sia un canto del cigno.
Quanti tavoli sul turismo. Quanti discorsi. Ma basta il buon senso a capire che senza “eventi” attrattivi, costruiti con qualità e ottima comunicazione, i turisti preferiranno altre mete, anche la vicina Pistoia. Invece Prato ha tanto da offrire. Per il suo passato e il suo presente. Il Capodanno cinese organizzato da Compost fu molto bello, ma fermato dalla giunta Biffoni. L’idea del turismo industriale, buona sulla carta. Ma il bacino d’utenza dei visitatori limitato al massimo all’area metropolitana. Eat Prato e i cammini, anche queste opportunità, ma per fare grandi numeri non bastano. Il festival di Settembre in piazza Duomo quest’anno miseramente saltato. Seminare idee? Le persone c’erano, i turisti meno. Anche di giovani ne ho visti pochi. Nessuno ha la bacchetta magica, ma Pistoia ha saputo fare di meglio. Ribadisco: una riflessione è necessaria, è già stato perduto tanto tempo.
* Consigliere Forza Italia e dirigente scolastica