
Christian Di Sanzo, Erica Mazzetti, Giorgio Silli, Eugenio Giani, Claudio Sammartino ieri sera in centro storico
E’ un 8 settembre a suo modo storico, quello del 2025. Un angolino di luce, la luce della festa della città, incastonato in mesi complicati. Prato, per la prima volta nella sua storia, ha affrontato la festa della Fiera della Madonna senza un sindaco, dopo le dimissioni di Ilaria Bugetti, accusata dalla Dda di Firenze di aver intrattenuto rapporti di carattere corruttivo con l’imprenditore e amico Riccardo Matteni Bresci. Ma il Comune c’era, rappresentato dal commissario prefettizio Claudio Sammartino, avvolto dalla fascia tricolore e abbracciato dalla città. E non poteva essere diversamente perché l’8 settembre è chiesa e città, comunità religiosa e quella civile insieme. Due radici per un unico germoglio.
E così anche Sammartino ieri è divenuto protagonista di una storia lunghissima, che anno dopo anno resiste e si racconta, scandita dalla ritualità che ogni pratese impara a conoscere sin da bambino: è l’8 settembre.
Ieri in mattinata, al termine del solenne pontificale, celebrato nel giorno della Natività di Maria, come da tradizione il Comune di Prato ha donato alla Diocesi i ceri per illuminare la Cappella del Sacro Cingolo, dove da secoli viene custodita la Sacra Cintola, la cintura che la tradizione vuole sia appartenuta alla Madonna.
Sul sagrato della cattedrale, in un caldo lunedì di settembre, a nome dell’amministrazione comunale, ha parlato Sammartino. Presenti le istituzioni cittadine, il presidente della Provincia Simone Calamai, il prefetto Michela La Iacona, le deputate Erica Mazzetti (Forza Italia) e Chiara La Porta (Fratelli d’Italia), il consigliere regionale Marco Martini (Pd) e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Per quanto riguarda il Comune, oltre al commissario erano presenti anche i tre subcommissari: Renata Castrucci, Davide Lo Castro e Francesco Pisani. Il governatore Giani era presente in serata per il corteo, e in serata è arrivato anche Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri.
C’è una parola che il commissario Sammartino ha messo in cima al suo discorso e sicuramente non per caso: speranza. E’ partito da Dante, dal saluto a Maria nel XXXIII canto del Paradiso: "Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace". Speranza come faro e forza, dunque, con la consapevolezza che Prato può rialzare la testa, puntare i piedi e rinascere anche dopo scandali e ferite.
"Fin dai primi giorni del mio insediamento, insieme ad aspettative e a un certo scoramento in vario modo manifestato, ho registrato e continuo a rilevare significativi segni di speranza testimoniati dalla vitalità e costruttività, dalle proposte e dalle idee della società civile, del mondo economico e produttivo, degli Organi rappresentativi, anche datoriali e sindacali, degli Organismi sociali, culturali, di solidarietà e assistenziali, del volontariato". Germogli di speranza da coltivare, dice Sammartino, con la certezza che "le Istituzioni sono presenti, laboriosamente presenti ed attive".
"Abbiate fiducia: le Istituzioni sono presenti, laboriosamente presenti ed attive. Le Istituzioni lavorano per voi, per il bene comune e nel vostro interesse. Ma ancora vi prego di confidare, avere la certezza che soprattutto in questi momenti, il contributo e l’apporto di tutti - e di ciascuno - è importante, fondamentale, determinante. Il contributo di ogni persona e famiglia, impresa, organismo di ogni settore della società pratese è cruciale e prezioso".
Il commissario prefettizio ha ringraziato quindi il vescovo Giovanni Nerbini "per la cordialità e la collaborazione", quindi le autorità, le forze dell’ordine, il mondo del volontariato. E infine il ringraziamento a chi lavora "dietro le quinte" di questa ricorrenza. "Coloro che, lavorando da diverse settimane con generosità, impegno e professionalità, hanno consentito - e consentono - che le manifestazioni di oggi e di questi giorni si svolgano serenamente, con ordine e in sicurezza", dice Sammartino, con riferimento a tutta la macchina che permette lo svolgimento di un appuntamento imponente. E che quest’anno ha vissuto da protagonista. Poi via, avanti con gli altri riti di giornata sino alla magia del corteggio e alla solennita dell’ostensione, nel cuore di una città che nella sua tradizione riesce a ritrovare, finalmente, un po’ di luce. E di speranza.
Maristella Carbonin