Prato, 28 maggio 2025 – C’è un indagato per la scomparsa di Maria Denisa Adas, escort 30enne romena sparita nel nulla da Prato nella notte tra il 15 e il 16 maggio. Si tratta del misterioso avvocato 44enne del sud Italia che sarebbe coinvolto nel presunto rapimento della ragazza.
Il professionista è stato raggiunto da un avviso di garanzia con l'accusa di sequestro di persona in concorso. E’ stata un’amica di Denisa, durante la sua testimonianza spontanea rilasciata in Procura a Prato, guidata da Luca Tescaroli, a far emergere la figura di questo legale del sud che avrebbe contattato la madre di Denisa (indagata anche lei per falsa testimonianza).
La giovane testimone ha rivelato uno scenario agghiacciante, secondo il suo racconto “Denisa è stata rapita e seviziata, le avrebbero anche rotto i denti”.

Il sequestro sarebbe stato orchestrato dall’avvocato 44enne perché “ossessionato da Denisa e non accetta il suo rifiuto". La testimone, considerata sin da subito una fonte attendibile, ha raccontato di essere stata informata del sequestro direttamente dalla madre di Denisa, Maria Cristina Paun, 49 anni, ora, appunto, formalmente indagata per false informazioni al pubblico ministero.

Secondo la testimone, la mamma avrebbe nascosto alcuni dettagli cruciali, proprio quelli del sequestro, forse nel tentativo di mediare privatamente con il legale. Quest’ultimo infatti avrebbe – sempre secondo il racconto dell’amica testimone –contattato la mamma di Denisa dicendole che “la figlia è viva, ma che è trattenuta da un gruppo di romeni coinvolti in un giro di prostituzione a Roma”. In cambio della liberazione della giovane l’avvocato avrebbe proposto assistenza legale gratuita ai sequestratori.
Un racconto che non ha convinto per niente la giovane amica di Denisa. La ragazza non ha mai creduto all’esistenza di banda di romeni sequestratori, piuttosto sostiene che sia stato lo stesso avvocato a organizzare la sparizione della giovane escort perché ossessionato da lei che lo aveva respinto. Nei giorni scorsi è stata perquisita l’abitazione di Maria Cristina Paun a Roma, nel quartiere di Torpignattara, dove è stato sequestrato un cellulare Samsung utilizzato per comunicare con l'avvocato. I tecnici incaricati dalla procura stanno ora analizzando il dispositivo alla ricerca di messaggi, chiamate e dati utili a ricostruire i contatti e i movimenti nelle ore decisive.

Il sospetto, al vaglio della procura di Prato, è che l’avvocato sia coinvolto direttamente nel presunto rapimento, oppure che disponga di informazioni cruciali su quanto accaduto alla donna. I carabinieri hanno già effettuato perquisizioni e sono state avviate le operazioni di estrapolazione di Dna e impronte digitali dalla stanza 101 del residence, dove Denisa riceveva i clienti su appuntamento, dall'auto della vittima e da oggetti personali custoditi a casa della madre a Roma.
Dalle indagini è emerso anche che nella notte tra il 15 e il 16 maggio scorsi, quella in cui si sono perse le sue tracce, i suoi telefoni sono stati riaccesi per alcuni minuti e c'è stato uno scambio di traffico di dati sulla rete con almeno altri due dispositivi. Su quali siano le celle telefoniche agganciate dai telefoni della donna, gli inquirenti mantengono riserbo.
Denisa, viveva a Roma in casa con la mamma, era arrivata a Prato per incontrare alcuni clienti al residence di via Ferrucci. Si sarebbe poi dovuta spostare a Bologna, ma dalla sera del 15 maggio della ragazza non si saputo più nulla. Sparita dalla città senza lasciare traccia.
Serena Valecchi