
Ancora nessuna traccia dell’escort scomparsa più di una settimana fa. Il legale della madre smentisce la pista della banda di romeni. L’altro professionista: "Sono amico della mamma ma non so nulla". .
Continuano a ritmo serrato le ricerche di Maria Denisa Adas, la trentenne di origine romene, escort di professione, sparita da un residence in via Ferrucci a Prato nella notte fra giovedì 15 e venerdì 16 maggio. I carabinieri della comando di Prato insieme ai colleghi del Ros stanno continuando le ricerche, verificando ogni segnalazione. E sono tantissime quelle che in queste ore arrivano ai numeri di emergenza: segnalazioni di persone che sostengono di aver visto Denisa, in arte "Alexandra", in svariate parti di Italia e all’estero. Nessun messaggio viene ignorato, nessuna segnalazione è tralasciata. La donna sembra, però, essersi volatilizzata nel nulla. Di lei non c’è nessuna traccia, solo quei pochi oggetti personali lasciati nella stanza 101 del residence "Ferrucci" dove la sera prima della scomparsa aveva ricevuto due clienti, entrambi ascoltati dai magistrati e che nulla avrebbero a che fare con la sparizione della donna.
Al momento la procura procede con l’ipotesi di reato di sequestro di persona. L’unica indagata risulta la madre, Maria Cristina Paun, per false comunicazioni ai pm. La donna è stata ascoltata a lungo in procura mercoledì ma le sue dichiarazioni non avrebbero convinto gli investigatori. A incastrare Maria Cristina Paun sarebbe stata la testimonianza di un’amica di Denisa, sentita in procura insieme alla cognata della giovane donna e ritenuta ’attendibile’, che ha riferito le confidenze che le aveva fatto la mamma. La donna le avrebbe detto che Denisa "è stata rapita da un gruppo di romeni" che l’avrebbero seviziata. Poi avrebbe aggiunto di essere in contatto con i rapitori tramite un avvocato calabrese, suo amico. L’uomo, però, sarebbe stato un ex cliente di Denisa, ossessionato da lei tanto da essere il mandante del rapimento. Particolari che la mamma della escort scomparsa non ha detto agli inquirenti. Nella notte di mercoledì la procura ha disposto la perquisizione nella casa della donna a Roma e ha sequestrato un secondo telefono che era nelle disponibilità della donna. "Non ci risulta alcun riscontro su un rapimento da parte di un gruppo di romeni", ha replicato ieri Marianna De Simone, legale della Paun. "L’avvocato che emergerebbe come mediatore – ha aggiunto – , per quanto ne sappiamo, non avrebbe mai visto la ragazza in vita sua". L’avvocato De Simone smentisce quindi che l’uomo fosse un innamorato o un cliente invaghitosi e respinto da Denisa aggiungendo che "la pista seguita dagli investigatori non è quella giusta".
Una vicenda sempre più intricata nella quale sembra impossibile trovare il bandolo della matassa. "Non sono io l’avvocato a cui tutti stanno pensando in queste ore – ha detto un legale calabrese, amico della mamma di Denisa raggiunto al telefono – Sono amico di Cristina da anni e sono stato io a consigliarle di andare a fare denuncia. Cristina mi aveva contattato impaurita venerdì scorso chiedendomi di assisterla. Stavo tornando dalla Sardegna e le avevo detto che non potevo. In questi giorni l’ho supportata come amica perché soffre molto e le ho consigliato di collaborare con gli inquirenti dicendo tutto quello che sa. Non so nulla di bande di romeni e di certo non faccio l’intermediario con dei criminali". Alla domanda se fosse lui l’uomo invaghito di Denisa ha negato categoricamente: "Non l’ho mai vista".
Intanto si stanno passando al setaccio le chat fra escort e in particolare i messaggi che Denisa avrebbe inviato alle colleghe prima di sparire mettendole in guardia da un "cliente pericoloso". Messaggi su cui la procura ha dubbi circa l’attendibilità: potrebbero essere stati clonati. Infine ci sarebbe la frase detta da Denisa al telefono ("Se mi trovano mi ammazzano") e riferita da una testimone. Gli inquirenti vogliono capire chi ci sia stato dall’altra parte della cornetta. Tutta la vicenda è avvolta nel mistero. Denisa ha fatto la valigia prima di andarsene, ha lasciato solo alcuni oggetti (uno spazzolino, le scarpe che usava per lavoro, un rossetto). La camera è in ordine, non è la scena di un crimine. Possibile che si sia allontanata volontariamente? Nulla è escluso.
Laura Natoli