EMANUELE BALDI
Politica

Elezioni regionali in Toscana, le trattative a sinistra: Giani strappa il via libera

Dopo il confronto con Schlein, il governatore uscente toscano sarà ricandidato. Ma l’ufficialità arriverà solo dopo la soluzione dei nodi con i 5 Stelle al Sud

La leader del Pd, Elly Schlein, con il presidente della Toscana Eugenio Giani

La leader del Pd, Elly Schlein, con il presidente della Toscana Eugenio Giani

Firenze, 16 luglio 2025 – “Ora facciamo squadra, niente fughe in avanti. E per qualsiasi cosa ci si telefona, il mio è sempre aperto. Intesi?”. Sguardo appuntito, mezzo sorriso. Elly Schlein docet. Al Nazareno, alle 18.30 di lunedì, la crisi che avrebbe potuto cambiare la geografia politica della Toscana sembra superata con un sospiro di sollievo, comunicati congiunti studiati a tavolino, promesse e abbracci. Tanto che il governatore Eugenio Giani detta alle agenzie il suo “mi affido al partito” e rincorso per via del Tritone scortato da Igor Taruffi aggiunge “nessun passo indietro” mentre il segretario toscano Emiliano Fossi parla di “incontro positivo”.

La segretaria in persona ha rinnovato la fiducia a Fossi e ha tranquillizzato il governatore. Sarà lui il candidato per le Regionali del 12 ottobre, ma non si può dire perché ci sono da chiudere le partite complicatissime della Puglia e della Campania. Ma sarà lui comunque, Giani. È la promessa strappata, anche se a Napoli dovessero fare i pazzi.

Fino a questa settimana Schlein non pensava certo che anche il termometro in Toscana si stesse surriscaldando fino a rischiare di esplodere e lunedì ha dovuto ricompattare partito e governatore.

Di territori in rivolta e Pd spaccato non vuole nemmeno sentire la puzza. La giornata più lunga dei dem toscani inizia alle 14.30. Attorno a un tavolo Schlein, Giani, Fossi, il deputato toscano Marco Furfaro e il braccio destro Taruffi. All’inizio l’aria è tesa. Lo strappo di Giani con l’autocandidatura via Pec senza avvertire nessuno (“Eugenio dovevi chiamarmi”, sibila Schlein) è il tema caldo. Fossi tuona: “Non hai consultato il partito”. Il presidente incassa perché non è quella la sede per spiegare che lo prevede lo Statuto del Pd o peggio per ’minacciare’ la conta in direzione che sarebbe stata a suo vantaggio. E ribatte: “Taruffi aveva esagerato”. La segretaria prova a incalzarlo anche sulla presunta chiamata alle armi di circoli, sindaci (142 per la precisione sui 170 di centrosinistra, una metà schleiniani) e grandi vecchi. Giani rimanda al mittente. “Non ho sollecitato nessuno”. Il moto pro governatore sarebbe stato spontaneo. Compresa la Cgil. Al Nazareno va in scena la radiografia della Toscana in cerca di campo largo. Perché anche se non ha dato il via libera, anche Sinistra Italiana è di fatto con il governatore uscente. E ieri Nicola Fratoianni ha confermato: “Non abbiamo mai posto un problema personale su Giani, ma politico. Il Giani due, o il prossimo governo della Toscana, nasce in un altro quadro, con un’altra maggioranza, che auspichiamo larga, con al centro il cuore dell’alternativa Avs, Pd e M5s”. L’attesa è tutta per i Cinquestelle. Stand by, ancora. Con il ritornello: prima i programmi, la coalizione, poi il nome del candidato.

Parole ripetute da Elly all’esito di una conferenza alla Camera (“Siamo al lavoro sulle alleanze regionali in tutte le sei regioni che vanno al voto per costruire alleanze più inclusive, più competitive”). E poi da un adirato Fossi in serata alla segreteria regionale. Una stanza di decompressione e una strategia di riallineamento in attesa di convocare la direzione, quando ci sarà da affrontare l’altra grande bega: i paletti per le candidature e le deroghe a consiglieri e assessori.

Quindi, alla fine tutto bene. O quasi. Perché dopo un lunedì al cardiopalma, quando sembrava tornato il sereno è arrivato il colpo di coda: un componente della segreteria toscana del Pd vicino a Furfaro ricostruiva con la Dire la giornata sghignazzando: “A Giani hanno tirato le orecchie”. Due minuti dopo la notizia (anonima) è in rete. Giani chiama Taruffi: “Fortuna che si era detto di fare squadra”. La segretaria adirata chiama Giani: “Si smentisce subito”. E infatti 5 minuti dopo Fossi nega la “ricostruzione giornalistica”. Orecchie tirate – sul serio – al dirigente che non aveva capito il fragile equilibrio raggiunto. E che ora non si può incrinare.