LISA CIARDI
Cronaca

Caso Prato, battaglia in Regione

Slitta l’audizione del vice presidente di Alia Multitutilty, Ciolini. Botta e risposta Tomasi-Fossi

Ilaria Bugetti, ex sindaca di Prato

Ilaria Bugetti, ex sindaca di Prato

Firenze, 26 giugno 2025 – Caso Prato, in attesa delle decisioni del gip, sono già una trentina le persone sentite dai pubblici ministeri della Dda di Firenze dal 13 giugno, giorno in cui è stato recapitato l’avviso di garanzia alla ex sindaca di Prato Ilaria Bugetti e all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci. E gli interrogatori andranno avanti. Ieri doveva essere sentito come come persona informata sui fatti Nicola Ciolini, vicepresidente di Alia Multiutility e amministratore delegato di Estra. Ma è stato tutto rinviato. Ciolini sarà chiamato a riferire sul passaggio delle quote di Gida dal Comune di Prato e da Confindustria Toscana Nord alla nascente Multiutility. Matteini sarebbe stato interessato all’operazione per ottenere vantaggi e tariffe più convenienti per lo smaltimento delle acque reflue. Operazione di cui Bugetti fu “garante”, come voleva l’imprenditore. Ma parlare della scottante inchiesta di Prato, per la prima volta, è stato il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi. Ieri a Firenze, a caccia del voto dei sindacati alla festa della Fiom. Il candidato in pectore del centrodestra in quota FdI si è detto “garantista”, anche se “noi poniamo una questione morale, etica, di un sistema completamente incancrenito che riguarda politicamente tutta la Regione Toscana”. Puntuale, la risposta del segretario regionale Pd Emiliano Fossi: “Il giudizio etico e morale di Tomasi fa sorridere. Il ‘sistema Toscana’ esiste, ed è quello che sta dalla parte dei diritti delle cittadine e dei cittadini”.

Nel frattempo il caso Bugetti è approdato in Consiglio regionale. Con 23 voti contrari e i 12 favorevoli del centrodestra, l’aula ha respinto una mozione presentata da FdI. L’atto chiedeva alla giunta di “attivare con urgenza un’indagine interna, al fine di verificare e scongiurare che eventuali attività corruttive, oggetto dell’inchiesta giudiziaria che coinvolge l’ex presidente della seconda commissione consiliare, abbiano coinvolto strutture interne della Regione o viziato l’adozione di provvedimenti”.

Il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli ha parlato di “una mozione inopportuna, che chiede indagini parallele a quelle della magistratura”. La Lega, intanto, ha presentato un’interrogazione chiedendo “il motivo tecnico che giustifichi la modifica del decreto 3389 del marzo 2020”. Dal momento che “tale documento costituisce elemento d’indagine giudiziaria – ha dichiarato Elena Meini - riteniamo che la Giunta debba modificarlo o revocarlo come forma di autotutela”. “L’operatore economico Hydro Green Energy Srl - la risposta scritta dell’assessora Monni - ha presentato istanza per la modifica del relativo atto concessorio. A seguito dell’istruttoria, gli uffici regionali competenti hanno ritenuto l’istanza ammissibile, dando luogo all’emanazione del decreto dirigenziale febbraio 2021. Tale decreto è valido e non presenta motivi tali da richiederne la revoca in autotutela. Per quanto mi riguarda, non sono stata coinvolta nell’iter di definizione dell’atto concessorio”.

 Li.Cia.