REDAZIONE PRATO

Prato, no agli arresti per Bugetti e sì ai domiciliari per Matteini Bresci. Ecco perché

Per il giudice non c’è da dubitare “della serietà delle dimissioni” della ormai ex sindaca, mentre per l'imprenditore resta il rischio di reiterazione del reato

Ilaria Bugetti mentre lascia il palazzo di giustizia di Firenze dopo l'interrogatorio di lunedì (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Ilaria Bugetti mentre lascia il palazzo di giustizia di Firenze dopo l'interrogatorio di lunedì (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Prato, 26 giugno 2025 – - Secondo il giudice per le indagini preliminari Alessandro Moneti le dimissioni da sindaca di Prato di Ilaria Bugetti (Partito Democratico) “fanno venir meno il pericolo di reiterazione del reato” di corruzione ”che sarebbe stato immanente se l'indagata avesse mantenuto la carica pubblica”.

Lo riporta la nota del procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, rispetto alla decisione del gip di non dare la misura degli arresti domiciliari a Bugetti, così come avevano chiesto invece gli inquirenti fiorentini.

Per il giudice, riporta sempre Spiezia, il pericolo di reiterazione sarebbe stato immanente se Bugetti fosse rimasta in carica "avendo la stessa, per anni, adottato un comportamento penalmente rilevante”.

BRESCI
L'imprenditore Riccardo Matteini Bresci

Per il giudice invece resta il pericolo di reiterazione del reato a carico dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, al quale stamani è stato notificato il provvedimento di applicazione degli arresti domiciliari. Provvedimento al quale era stato sottoposto già l’anno scorso nell’ambito dell’indagine che coinvolse lui e il capitano dei carabinieri Alessio Turini, vicenda poi chiusa lo scorso febbraio con un patteggiamento ma che è essa stessa all’origine del filone di indagine sui rapporti con Bugetti. Per il gip, Matteini Bresci ha una tendenza a utilizzare le persone che ricoprono cariche pubbliche e che possono operare in suo favore piegando così ai suoi interessi la loro funzione.

Il giudice, riferisce il procuratore Spiezia, ha ritenuto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato di corruzione, riconoscendo tutti gli episodi contestati dalla Procura e affermando che la sindaca di Prato si è uniformata alle richieste dell’imprenditore in ragione del rapporto di amicizia e gratitudine che aveva verso il medesimo a causa dei benefici ricevuti nel corso degli anni.

Determinanti quindi le dimissioni in extremis della sindaca, una strategia difensiva che le ha evitato l’arresto non per l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza – spiega Spiezia, che rimarca come siano stati “riconosciuti dal Giudice” – ma dal venir meno delle esigenze cautelari in seguito alle dimissioni, dimissioni che diventeranno irrevocabili solo dopo venti giorni da quando sono state presentate, ma della cui serietà “non può dubitarsi”.