
La maxi perquisizione scattata alla Dogaia su disposizione della procura
Prato, 21 luglio 2025 – L’episodio della morte misteriosa del detenuto rumento di 58 anni, trovato privo di vita mentre era recluso in regime di isolamento, tiene alta l’attenzione sul carcere della Dogaia.
E riaccende (se si fossero mai spenti) i riflettori sulla carenza di personale e sull’instabilità sia nella direzione sia nell’incarico del comando della polizia penitenziaria. L’attuale direttrice Patrizia Bravetti, in carica da reggente dal 28 giugno scorso, lascerà la casa circondariale alla fine del mese di agosto. Stessa sorte per il comandante della polizia penitenziaria che, dopo tre mesi, metterà la parola fine all’incarico pratese.
“Si sapeva che la loro presenza sarebbe stata temporanea, ma dopo di loro la situazione andrà a peggiorare – afferma Ivan Bindo, segretario generale territoriale della Uilpa Polizia penitenziaria – Sono arrivate due figure importanti che hanno preso decisioni anche forti, il Dipartimento si è speso mandando rinforzi anche da parte del Gom (Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria italiana), la procura sta indagando per risolvere i grossi problemi, ma al momento che loro andranno via non si sa che cosa succederà perché saremo senza un direttore e senza un comandante. Inoltre ci lasceranno i ragazzi di supporto del Gom: possiamo prevedere che la situazione sia abbastanza critica e caotica. A ciò si aggiunge il fatto che nessuno vuole venire a Prato: la procura ci sta dipingendo come un carcere di corrotti e collusi”.
Il segretario Bindo porta un esempio concreto riguardo alla brutta considerazione che i colleghi di altri istituti nutrono verso la Dogaia: “Il comandante fece fare un’integrazione di personale, ma su 15 persone in mobilità non ha risposto nessuno per venire a Prato. Anche tra gli agenti ormai si sa che il carcere di Prato è da evitare”. Dunque, le preoccupazioni prospettate in passato dalla Uilpa si stanno avverando anche perché “da oltre 4 anni non abbiamo una direzione stabile, non c’è un comando. Diciamo che è un carcere lasciato andare e purtroppo questi sono i risultati: ciò dispiace perchè per noi che siamo da anni qui dentro abbiamo visto varie realtà”, puntualizza Bindo.
A livello sindacale, poi aggiunge il segretario generale Uilpa non si può che rilevare che “il personale lavora male, è mal gestito e quelli che arrivano vogliono andare via. A maggio siamo stati dal prefetto per rappresentare disagi e problemi”.
Intanto sul fronte delle indagini per fare chiarezza sul decesso del 58enne, in isolamento per una sanzione disciplinare, il procuratore Luca Tescaroli, ha conferito l’incarico al medico legale per l’esame autoptico, che dovrebbe essere eseguito a breve, probabilmente anche oggi.
Gli inquirenti stanno vagliando le telecamere di videosorveglianza per verificare se nella notte in cui il 58enne è morto sia stato avvicinato da qualcuno. Una morte sospetta, secondo la procura, anche per il ruolo rivestito dall’uomo durante la rivolta del 5 luglio scorso: che ci fossero gruppi rivali interni? Il reato ipotizzato è omicidio, ma è funzionale per ricostruire gli ultimi momenti di vita del rumeno. Infatti non si esclude neppure la pista della morte per cause naturali.
Sa.Be.