CARLO BARONI
Cronaca

Una battaglia lunga 9 anni, ora il bimbo ha entrambe le mamme: “Aiutateci a pagare le spese legali”

Nei mesi scorsi è arrivato il lieto fine per le due donne. Ma anche i conti. Il bambino è nato a Pontedera nel 2016. Fino a maggio ha avuto per genitore solo chi l’aveva partorito

Un tribunale (Foto repertorio Ansa)

Un tribunale (Foto repertorio Ansa)

Pontedera, 11 settembre 2025 – Un duello durissimo. Per essere entrambe mamme di un bimbo nato a Pontedera nel 2016 tramite fecondazione eterologa fatta all’estero. Negli Stati Uniti fin da subito il piccolo avrebbe due mamme. In Italia, allora, una sola: la donna che lo aveva partorito. Dopo anni è arrivato il lieto fine per la coppia che tanto si è battuta. “Ma a quale prezzo?”, si è chiesta – si legge in una nota – la donna che, insieme alla moglie, ha vinto una battaglia legale durata nove anni.

“Lo scorso maggio – racconta sulla piattaforma GoFundMe, dove ha avviato una raccolta fondi – la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza storica che afferma il diritto dei figli nati da coppie omosessuali di donne di avere entrambi i genitori legalmente riconosciuti. Si è trattato di un passo storico contro la discriminazione Lgbtq+ e a favore dell’uguaglianza tra bambini”.

“Ma invece di festeggiare liberamente – scrive – ora ci troviamo di fronte a una fattura da 14mila euro da parte della Corte di Cassazione per pagare gli avvocati dello Stato, gli stessi che si sono opposti alla nostra famiglia con argomenti ora dichiarati incostituzionali”. “Abbiamo scoperto – aggiunge – che non c’è modo di contestare questo pagamento. La legge prevede che solitamente la parte che perde nel processo debba rimborsare le spese legali di chi vince, ma i giudici possono decidere di esonerare i casi che coinvolgono diritti fondamentali. Costringerci a pagare gli avvocati che hanno difeso una posizione incostituzionale – prosegue – è profondamente ingiusto”.

Il bambino è nato a Pontedera nel 2016. Fino a maggio scorso, per 9 anni, la madre che l’ha partorito era riconosciuta come genitore. Poiché l’altra non era legalmente riconosciuta ed essendo statunitense il loro figlio è stato anche escluso dalla cittadinanza italiana, nonostante fosse nato e cresciuto in Italia. “Il nostro percorso – continua il racconto – ha incluso un rinvio in Corte Costituzionale (2018), una vittoria in corte d’appello di Firenze (2022) e una sconfitta in Corte di Cassazione (gennaio 2024). Alla fine, la Corte Costituzionale ha fatto giustizia: i miei diritti (e doveri) genitoriali sono stati riconosciuti, e nostro figlio ha ottenuto la cittadinanza italiana”.

“Chiediamo la vostra solidarietà – concludono – per aiutarci a coprire questi costi ingiusti, affinché la nostra vittoria possa davvero essere sinonimo di giustizia, e non di punizione”. La raccolta fondi per le spese legali, arrivata a diecimila euro, è raggiungibile al link https://www.gofundme.com/f/justice-but-at-what-price-giustizia-ma-a-che-prezzo.