
Un giovane migrante dorme all’esterno della chiesa di Ramini In molti stanno raggiungendo la parrocchia e don Massimo
PISTOIADopo la chiusura del centro di accoglienza di Vicofaro, è oggi la parrocchia di Ramini a diventare il fulcro dell’attività di accoglienza portata avanti da don Massimo Biancalani, il quale non ha alcune intenzione di interrompere la sua missione. Fino a questa estate la struttura ospitava poche decine di migranti, ma negli ultimi mesi il numero è cresciuto rapidamente, trasformando la canonica e gli spazi parrocchiali in un punto di riferimento per decine di persone in difficoltà. Attualmente nella parrocchia vivono circa quaranta ospiti, perlopiù migranti che lavorano in zona e che rientrano la sera, quando il quartiere percepisce maggiormente la loro presenza. Alcuni dormono sotto il porticato affacciato sulla strada, ma – sottolinea don Massimo – si tratta di una scelta volontaria: preferiscono restare all’aperto piuttosto che condividere gli spazi interni.
Nonostante il numero crescente di persone, la gestione appare, per ora, sotto controllo. Resta il fatto che ci sono migranti che scelgono Ramini al posto delle strutture messe a disposizione dalla Diocesi. Non è raro che chi è scappato a Firenze, trovi pochi giorni dopo, rifugio proprio nella chiesa di don Massimo. La parrocchia è diventata così un riparo di emergenza per chi non ha alternative, offrendo un tetto – o almeno un porticato – a chi altrimenti dormirebbe per strada.
Visitare la struttura non è semplice: la canonica è di fatto ’off limits’. Gli ospiti sono ben addestrati a non far entrare estranei e non gradiscono che vengano scattate foto. Una forma di protezione che riflette la fragilità di chi vive in queste stanze, spesso provato da viaggi estenuanti, precarietà e paura di essere respinto.
La situazione, seppur gestita con attenzione, suscita inevitabili preoccupazioni tra alcuni residenti. Alcuni abitanti segnalano che tra gli ospiti ci sono persone con fragilità psicologiche o comportamenti problematici che richiederebbero un supporto costante. "Non siamo contro l’accoglienza – spiegano – ma servirebbe più coordinamento con i servizi sociali per garantire sicurezza e tranquillità a tutti. Ci sono atteggiamenti problematici che vanno tenuti sotto controllo prima che accada l’irreparabile".
Per don Massimo, però, l’accoglienza resta una missione imprescindibile: "La Chiesa deve essere un ospedale da campo, come ci ricordava Papa Francesco, un luogo dove tutti possano trovare riparo e sostegno". Questa visione ha guidato negli anni il suo impegno, spesso al centro di dibattiti per le sue posizioni aperte sull’immigrazione e sui diritti e con la chiusura di Vicofaro, Ramini è diventato di fatto il cuore di questa esperienza di solidarietà.
Michela Monti