SARAH ESPOSITO
Cronaca

Teatro Era declassato. L’ex direttore Bacci: "Ritrovare l’autonomia"

Il regista e fondatore del centro di sperimentazione di Pontedera: "Con Firenze il ‘matrimonio è fallito. Siamo diventati una dependance della Pergola" .

Il teatro Era di Pontedera (Foto Bongianni/Germogli)

Il teatro Era di Pontedera (Foto Bongianni/Germogli)

Il declassamento del Teatro Nazionale della Toscana induce a fare delle riflessioni, a tornare alle origini del teatro di Pontedera, capire cosa ha funzionato e cosa no di quel matrimonio con Firenze. Unione combinata dettata più da ragioni economiche che artistiche. Lo abbiamo chiesto a Roberto Bacci, regista, fondatore del Centro di sperimentazione e la ricerca teatrale e direttore artistico per anni del Teatro Era, impegnato nella scrittura di una sua biografia che insieme alla sua storia personale racconta la nascita e il cammino della sua creazione. "Nel 2015 — riavvolge il nastro Bacci — siamo diventati Teatro Nazionale, in quel momento sembrava una possibilità per aprire un dialogo, Pontedera poteva fornire la sua enorme esperienza. Eravamo punto di riferimento europeo per la ricerca. All’inizio pensavamo di dover correre con due gambe (Firenze e Pontedera insieme, ndr) poi col tempo la gamba di Pontedera è stata amputata".

La dote di Pontedera non riguardava soltanto l’esperienza e il ruolo nella ricerca, ma anche l’aspetto economico grazie ai finanziamenti, statali e regionali, che riusciva ad attrarre. "È stato un fallimento – continua – perché la direzione generale si preoccupava soltanto di Firenze, i debiti però erano di tutti. Pontedera era soltanto uno spazio, una dependance della Pergola. Con la nuova direzione di Stefano Massini si è aperto uno spiraglio, per adesso non c’è stato modo di parlare, ma spero che a breve si possa aprire un dialogo per restituire a Pontedera l’autonomia che merita".

Autonomia è la parola al centro del ragionamento di Roberto Bacci, quella persa da Pontedera nel corso degli ultimi 10 anni e quella da riacquisire sia che rimanga in vita il Teatro Nazionale della Toscana o che scompaia. "Sono stati anni terribili — prosegue — eppure Pontedera grazie a Piergiorgio Cheli, a me, a Michele Santeramo e a Luca Dini, ha resistito cercando nuove potenzialità, per esempio nel rapporto con i privati. Sono nati progetti importanti, ma al di fuori dei finanziamenti del Teatro Nazionale. Cosa ne penso del declassamento? È una scelta sconsiderata ed esclusivamente politica, conseguente all’addio di Marco Giorgetti. Adesso ci sarà il ricorso al termine del quale però ci sarà un altro problema".

Nella scala degli status attributi ai teatri dopo quello di Nazionale, si trova il Teatro della Città, sì ma di quale città? Di Firenze o di Pontedera? "Sarebbe il teatro di un’altra città — conclude — ancora una volta non di Pontedera. Credo che se il ricorso non dovesse dare l’esito sperato, si potrà creare l’occasione per stimolare la Regione affinché sia data di nuovo autonomia al teatro di Pontedera. Senza lo status di nazionale non avrebbe più senso stare insieme a Firenze. Dove troveremmo i soldi? Ampliando i finanziamenti privati locali e con i fondi della Regione. Potremmo ricostruire un’attività propria e non essere un teatro della città eterodiretto fuori dalla città. Non possiamo restare succursale di Firenze".

Sarah Esposito