
Il direttore artistico e il sottosegretario si incontreranno in un vertice pubblico davanti alla stampa. La sindaca Funaro: "Mi auguro che il governo ci ripensi e che ci si possa confrontare per il bene di Firenze".
FIRENZE – Al ministero della Cultura per raccontare tutta la sua verità. E tentare di salvare il ‘suo’ teatro, la Pergola (e anche le sale di Rifredi e l’Era di Pontedera), da uno smacco chiamato declassamento. Questa mattina, il direttore artistico della Fondazione Teatro della Toscana, Stefano Massini parteciperà all’incontro pubblico con il sottosegretario di Stato alla Cultura, Gianmarco Mazzi, nella Sala della Crociera del Mic. Un faccia a faccia dal contenuto prevedibile. È facile pensare che per il drammaturgo – unico italiano a vincere il Tony Award (l’Oscar del teatro) - sarà l’occasione per far sentire la sua voce e la sua versione dei fatti, visto che da quando è arrivata l’ufficialità della bocciatura non si è espresso, trincerandosi dietro il ‘no comment’. Dall’Arengario di Palazzo Vecchio, durante la presentazione della nuova stagione, quando già era nell’aria l’ipotesi di perdere lo status di ‘teatro nazionale’, Massini aveva più volte ribadito che gli spettacoli e gli artisti previsti sul palco erano "da meno venti punti" con chiaro riferimento piccato al lavoro della commissione consultiva per il teatro del Mic. La stessa commissione che, per la prima volta nella storia, si è spaccata proprio sulle carte relative al Teatro della Toscana tanto da far dimettere ben tre membri su sette (i rappresentanti delle istituzioni: Angelo Pastore, Carmelo Grassi e Alberto Cassani). E proprio quell’organismo ridotto non ha dato alcun punteggio al progetto di Massini ritenendolo addirittura non classificabile. "Non valutabile secondo i criteri richiesti dal Decreto Ministeriale n. 463 del 2024" recitano i freddi verbali pubblicati dal Ministero nella giornata del 30 giugno.
E allora cosa resta da fare? La partita è ancora aperta: non è escluso che se Palazzo Vecchio cedesse sulla scelta di un direttore generale ’condiviso’ con il governo, forse pace potrebbe essere fatta. Ieri intanto la sindaca di Firenze, Sara Funaro, nel ribadire la sua contrarietà alla scelta della Commissione, annuncia: "Intraprenderemo tutte le azioni necessarie a salvarlo da una decisione che si basa su motivazioni pretestuose e contrastanti: c’è infatti una forte contraddizione tra le parole di apprezzamento per Massini del ministro Giuli e quello che leggiamo nei verbali della Commissione ministeriale, che prende una posizione contro il Teatro e la programmazione di Massini. Il Teatro della Toscana e i suoi lavoratori, Firenze e i fiorentini hanno bisogno di chiarezza. Noi andremo avanti per tutelare il Teatro della Toscana". Poi un cenno a Roma per un confronto: "Mi auguro che da parte del governo ci possa essere un ripensamento e che ci si possa confrontare per il bene del Teatro, di Firenze, della Toscana e dei nostri cittadini". E proprio quel ripensamento che, in chiave politica, potrebbe essere favorito dalla partita, ancora aperta, sul direttore generale. Al di là delle parole che oggi pronuncerà Massini, c’è da guardare al futuro. La Fondazione ha, infatti, 15 giorni dalla pubblicazione dei verbali per presentare istanza di revisione, via ‘suggerita’ anche dal ministro Alessandro Giuli durante un recente question time in Senato. In quell’occasione ha ribadito che il ‘problema’ non è Massini quanto la governance della Fondazione che oggi è senza in dg ‘vero’ (Carlo Calabretta ricopre il ruolo a interim). Adesso Firenze deve ricucire i rapporti con Roma perché il tempo stringe (e Massini potrebbe essere l’uomo giusto). Per l’istanza di revisione serve formare una nuova Commissione che dovrà valutare di nuovo tutto l’incartamento del Teatro della Toscana. E finché non si sarà pronunciata restano in stand by i finanziamenti ministeriali da erogare a tutti i teatri italiani.
Barbara Berti