MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

Rivoluzione Medicina: "Servono spazi, fondi e una riforma vera"

Un’ondata di studenti rischia di mandare in tilt aule e alloggi. Il rettore Zucchi: "Così si illudono i ragazzi e si spezzano i legami".

Un’ondata di studenti rischia di mandare in tilt aule e alloggi. Il rettore Zucchi: "Così si illudono i ragazzi e si spezzano i legami".

Un’ondata di studenti rischia di mandare in tilt aule e alloggi. Il rettore Zucchi: "Così si illudono i ragazzi e si spezzano i legami".

di Mario Ferrari

PISA

Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa, nel 2024 gli iscritti a medicina di Unipi sono stati circa 1200. Siete pronti ad accogliere tutti questi studenti?

"Se davvero saranno questi i numeri – e lo sapremo solo a fine luglio – la risposta è no, non abbiamo abbastanza posti. Tuttavia, la nostra priorità assoluta sarà comunque sostenere tutti gli studenti. Useremo la massima flessibilità: garantiremo la didattica a distanza, organizzeremo turnazioni per l’accesso alle aule e cercheremo di assicurare una quota di lezioni in presenza per tutti. Comunque...".

Dica.

"L’obiettivo è garantire la miglior preparazione possibile per l’esame che definirà la graduatoria nazionale. Ma anche far sì che le attività svolte si traducano in crediti formativi riconoscibili e una solida preparazione per il proseguimento degli studi universitari".

Ritiene che questa riforma sia un passo avanti?

"Attualmente il rischio è che sia un maxi-corso di preparazione all’esame, ma attraverso delle modifiche potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso virtuoso. Per essere davvero efficace dovrebbe valutare non soltanto le conoscenze di fisica, chimica e biologia ma anche competenze fondamentali per un medico, come l’empatia o la capacità di relazione".

Ma non si possono misurare con un test a crocette...

"No. Servirebbe un colloquio, un’interazione reale. Il problema è che questa valutazione dovrebbe essere realizzata dagli atenei locali, e non è nel clima politico attuale fidarsi a tal punto delle università".

Ha avuto modo di saggiare l’opinione degli studenti?

"Sì, in molti sottolineavano la paura di illudersi di entrare e poi perdere un semestre. Da parte nostra valorizzeremo al massimo tutte le attività svolte. Ma lo ripeto: se questo è solo un esperimento isolato, non ne vale la pena. Se invece è la prima tappa di una riforma strutturata, allora ha senso investire".

A proposito di investimenti, i 250 euro di tasse che gli iscritti pagheranno sono sufficienti per coprire i costi aggiunti?

"Dubito, anche se il problema delle tasse non è stato ancora chiarito. Il ministero ha comunque promesso un fondo straordinario da 50 milioni di euro, ma divisi tra tutti gli atenei d’Italia diventano una cifra modesta. E non basta per coprire l’organizzazione delle lezioni, la didattica digitale, gli spazi".

Parliamo proprio degli spazi. Pisa è già sotto pressione, tra caro affitti e carenza di alloggi.

"E il semestre filtro non migliorerà la situazione. Le faccio un esempio: se uno studente trova casa a Pisa e poi, nella graduatoria unica nazionale che sarà stilata intorno a gennaio, viene assegnato a un’altra delle 10 sedi, non è affatto detto che trovi un altro alloggio. L’alta stagione per la ricerca di stanze è prima dell’inizio dell’anno accademico".

E potrebbe generare problemi a catena anche per la città.

"Assolutamente. Stiamo collaborando con il Dsu, che ha già avviato un tavolo tecnico per trovare soluzioni. Ma resta un problema aperto, anche perché durante il semestre filtro si formeranno tra gli studenti relazioni, amicizie, legami. E con la selezione, molti verranno spezzati. È un aspetto psicologico da non sottovalutare e faremo il possibile per promuovere una comunità coesa".

Togliendole momentaneamente la toga da rettore: da medico, come giudica questa riforma?

"Chi si iscrive oggi a medicina entrerà nel mondo del lavoro tra dieci anni. In quel periodo, analizzando i pensionamenti previsti, non avremo una carenza di medici, ma forse un eccesso. La vera emergenza non è nel numero assoluto, ma nella mancanza di specialisti in settori chiave come la medicina d’urgenza o alcune chirurgie. Serve una pianificazione più mirata, altrimenti rischiamo di formare tanti medici per i settori già pieni, e pochi per quelli dove servono davvero".