PIETRO MECAROZZI
Cronaca

“Ho visto mia figlia ferita grave a terra”: donna assalita dal marito, l’orrore di un padre

Il dramma di Montebeni, nel territorio comunale di Fiesole, in provincia di Firenze: un uomo tenta di uccidere la moglie con una roncola. “Tra loro discussioni e litigi anche e soprattutto per motivi culturali”. Ora la donna lotta tra la vita e la morte all’ospedale di Careggi

Carabinieri dentro l'abitazione dove si è consumato il dramma (Cané / Fotocronache Germogli)

Carabinieri dentro l'abitazione dove si è consumato il dramma (Cané / Fotocronache Germogli)

Fiesole (Firenze), 11 agosto 2025 – «Ha sempre odiato l’Italia e la sua cultura, lo ripeteva continuamente. Non ha mai accettato lo stile di vita di mia figlia e non voleva neanche che le due bambine andassero all’asilo: dovevano rimanere a casa e crescere secondo le sue regole».

A papà Alessandro trema la voce. Dopo una notte insonne e due interrogatori di fronte ai carabinieri, gli occhi si sono fatti pesanti come macigni e la rabbia ha lasciato spazio a un lancinante dolore. Sua figlia lotta tra la vita e la morte in un lettino di ospedale.

Poche ore prima ha visto il suo corpo riverso in una pozza di sangue, offeso dai numerosi fendenti che il marito le ha inferto dopo l’ennesimo litigio.

«Non sono a conoscenza di altri episodi di violenza fisica – ci spiega l’uomo –, ho assistito però a maltrattamenti di natura verbale e psicologica. Era ossessivo nei sui confronti: mia figlia è laureata, ha lavorato come educatrice cinofila, viene da un contesto completamente distante dal suo. Tutto ciò a quell’uomo non è mai piaciuto».

Mentre cammina lo sguardo gli cade sui giochi tenuti in giardino per le due nipotine piccole, presenti in casa al momento dell’aggressione. «Siamo senza parole – continua –, non ci aspettavamo nulla del genere. Appena ho visto mia figlia a terra ho detto a sua madre, la mia ex moglie, di tamponare la ferita che aveva sulla testa e dalla quale perdeva molto sangue. Poi ho pensato subito alle due bambine piccole che hanno assistito alla scena».

La coppia stava insieme da ormai sei anni, tra alti e bassi, soprattutto sul fronte lavorativo, ci racconta Alessandro. «Lei ha lavorato per un periodo al canile, è molto brava con gli animali – svela –, mentre lui era prima stato assunto come operaio in una nota società agricola, per poi spostarsi in una di più piccole dimensioni. Ora non aveva un’occupazione fissa. Avevano anche provato ad aprire una azienda insieme, ma gli affari non sono mai decollati».

Davanti alla porta di casa, l’uomo, sfibrato dalla stanchezza, ripensa a quei momenti di frizioni tra i due che oggi assumono tutto un altro significato. «I motivi di discussione – racconta ancora – erano soprattutto sulle figlie. Non tanto sui vestiti che dovevano indossare, ma su come dovevano comportarsi e quali posti dovevano frequentare. Di Sofia invece diceva che non si comportava da buona moglie, e non rispettava le regole del suo Paese di origine. Voleva controllare le loro vite, e voleva che rispettassero la sua legge. Dovevo capire che qualcosa non andava».

Prima di salutarci, la mente dell’uomo corre nella stanza di ospedale dove Sofia rimane in gravissime condizioni. «Quel delinquente voleva uccidere mia figlia – conclude –, ora non possiamo fare altro che aspettare e sperare che possa riprendersi. È un dolore che non sappiamo spiegare, ci sono due bambine piccole che hanno bisogno della loro mamma».

Nelle ville intorno, intanto, i residenti si affacciano dalle finestre, incuriositi da un via vai che raramente si verifica da quelle parti. «Abbiamo sentito un gran trambusto, urla e sirene. Preghiamo per quella povera donna».