
I carabinieri hanno denunciato l'uomo
Arezzo, 25 giugno 2025 – Ha aperto la porta e si è trovata di fronte una scena che difficilmente dimenticherà: una giovane donna, il volto insanguinato, con lo sguardo terrorizzato e la voce rotta, chiedeva aiuto. È accaduto nel primo pomeriggio di giovedì scorso in via Uguccione della Faggiuola. La vittima, una 30enne di origine bengalese, ha cercato rifugio dalla sua vicina di casa per sfuggire all’ennesimo episodio di violenza domestica. A colpirla, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato il marito, già noto alle forze dell’ordine e ora denunciato dai carabinieri della Compagnia di Arezzo. Secondo quanto emerso dalle testimonianze, la donna sarebbe stata colpita con un telefono cellulare e successivamente minacciata con un coltello.
Pur non parlando bene l’italiano, con gesti e frammenti di parole ha raccontato l’orrore vissuto. Sarebbe riuscita a fuggire approfittando di un attimo di distrazione del marito, che avrebbe tentato di inseguirla prima di far perdere le proprie tracce.
I militari, allertati immediatamente, lo hanno rintracciato poco dopo e per lui è scattata una denuncia. Non sarebbe la prima volta: già in passato sarebbero stati segnalati altri episodi di violenza e litigi, tanto da richiedere più volte l’intervento del 112. L’episodio riporta al centro dell’attenzione un tema drammaticamente attuale: la violenza sulle donne.
Solo poche settimane fa, sempre in città e nella centralissima piazza Guido Monaco, un uomo è stato arrestato dopo aver aggredito la compagna incinta, arrivando a staccarle con un morso un pezzo di lingua.
Due storie diverse, ma unite dallo stesso filo rosso: la brutalità domestica consumata tra le mura che dovrebbero invece garantire sicurezza e affetto. “Condanna ferma e solidarietà piena alla donna vittima, peraltro madre – ha scritto l’assessore Giovanna Carlettini –. C’è ancora tanto da fare sul piano culturale e della prevenzione. L’attenzione deve essere continua, e l’impegno delle istituzioni resta prioritario: è necessario promuovere una cultura del rispetto, fondamento di ogni società evoluta”.
La vicina di casa, che ha accolto la donna ferita e ha dato l’allarme, è l’esempio concreto di come la rete solidale possa fare la differenza. Una porta aperta, una telefonata, un gesto possono salvare una vita.
Ma a monte resta l’urgenza di un cambiamento culturale che restituisca piena dignità e sicurezza a tutte le donne. Anche – e soprattutto – tra le mura domestiche.