PAOLA TOMASSONI
Cronaca

“Riforma pasticciata”. Medici e pediatri diventano ’dipendenti’. Ecco le nuove regole

Il dottor Maurizio Pozzi spiega i cambiamenti per la medicina generale. “La bozza prevede un sostanziale ‘liberi tutti’ per le Regioni che potranno decidere quanti medici assumere e con quale contratto”

Il dottor Maurizio Pozzi

Il dottor Maurizio Pozzi

Siena, 6 giugno 2025 – La riforma della medicina generale è alle porte: il prossimo scenario vedrà i medici di famiglia e pediatri di libera scelta passare dal rapporto convenzionale (con Asl) alle dipendenze. La prima bozza, preparata dalle Regioni, stabilisce che l’attuale modello convenzionale andrà ‘ad esaurimento’, mantenendosi solo per chi è già in servizio e fino al pensionamento, salvo opzione per il passaggio alla dipendenza. I nuovi medici entreranno invece direttamente negli organici del Servizio sanitario nazionale. La riforma stabilisce che i medici e i pediatri di assistenza primaria, una volta dipendenti, saranno ‘inquadrati nel ruolo sanitario della dirigenza medica’, lo stesso degli ospedalieri. Per chi è ancora convenzionato, viene prevista una graduale integrazione con il personale dipendente e l’obbligo di svolgere parte dell’attività nelle Case di Comunità.

“La bozza di riforma della medicina generale appare confusa in alcuni aspetti, prevede un sostanziale ‘liberi tutti’ per le Regioni, che avranno mano libera nel decidere quanti medici impiegare e con quale rapporto di lavoro; e – e non risolve l’incognita dei costi, a ora non sappiamo come verranno reperite le risorse per il nuovo sistema a regime”, commenta Maurizio Pozzi, presidente Coop Medici 2000 e segretario provinciale Fimmg Siena.

La riforma vorrebbe creare una sanità territoriale ‘che risponda più efficacemente alle esigenze dei cittadini’ e prevede, tra le altre cose, la creazione di una specializzazione universitaria in cure primarie, la possibilità da parte delle Regioni di decidere la dipendenza per i nuovi medici e l’accreditamento per chi rimarrà in convenzione. Infine, indipendentemente dal tipo di rapporto di lavoro, sono previste un certo numero di ore di lavoro nelle strutture create con il Pnrr (Case della comunità) e obblighi immediati per i medici convenzionati, sottraendo alcuni aspetti alla contrattazione collettiva.

“Dare mano libera alle singole Regioni significa potenzialmente aumentare le disparità tra i Sistemi sanitari regionali – prosegue Pozzi –. Bene invece la specializzazione, perché il corso di formazione triennale era ormai superato. Il punto principale, però, è l’incognita dei costi: il Pnrr ci ha dato i soldi per gli investimenti ma non per le spese correnti. Il Covid ha posto di nuovo il problema drammatico di rinforzare i presidi sanitari sui territori e a noi non interessa da dove arriveranno le risorse ma solo che arrivino, o le zone disagiate e carenti rimarranno tali, che ci siano Case della Comunità o no. Senza personale e servizi per i cittadini, queste strutture rimarranno scatole vuote”.

Ad oggi nella nostra provincia esercitano poco più di 170 medici di famiglia e 28 pediatri. L’attuale medico ‘a ciclo di scelta’ (in convenzione) percepisce un trattamento economico fisso in base al numero di assistiti in carico; a ciò si aggiunge un integrativo collegato all’erogazione di standard organizzativi (adesione a forme associative, disponibilità di infermiere o collaboratore di studio), al raggiungimento di obiettivi e all’erogazione di specifiche prestazioni professionali (Adi, accessi in rsa), circostanze che rendono variabile il trattamento economico. Il medico dipendente invece percepisce un trattamento economico fisso di base, destinato a crescere nel tempo per effetto della carriera professionale.