CARLO BARONI
Cronaca

L’automotive continua a frenare: "E’ crisi di sistema, non di Piaggio"

"Le aziende del settore sono in difficoltà serie, servono regole nuove" dice Nacci, segretario Ulm

L’interno dello stabilimento Piaggio di Pontedera

L’interno dello stabilimento Piaggio di Pontedera

Una crisi "verniciata di verde", che si manifesta con bruschi cali della domanda, difficoltà nella transizione tecnologica e in perdita di competitività internazionale. L’automotive continua a frenare, e le due ruote confermano con i numeri le difficoltà che il comparto sta attraversando da diversi mesi. Anche nel Pisano la crisi si fa sentire. E Samuele Nacci, segretario generale Uilm, al riguardo non ha dubbi: "Viviamo una crisi di sistema, ce lo dice quello che sta accadendo nelle automobili, con la transizione ecologica e le politiche Ue in materia, che stanno avendo un effetto boomerang".

Ma che succede? "Le aziende sono in difficoltà serie, e la gente non sa più che macchina acquistare: il mezzo elettrico, alla fine, è venuto fuori che costa il doppio, e chi non può permetterselo non acquista le altre tipologie perché non si sa fin quando potranno viaggiare".

Risultato? "Si favorisce la Cina, perché nell’elettrico sono vent’anni avanti a noi. Loro hanno le infrastrutture necessarie, noi no". Ma poi c’è anche il nodo delle due ruote? "Certo. Qui il punto, per ora, non è la transizione ecologica che sarà un problema, magari, per i prossimi anni. Qui le cause vanno cercate nella crisi generale che sta toccando tutto e tutti. Le guerre in atto e le tensioni internazionali hanno acuito anche difficoltà economiche già in atto, e imposto cambiamenti significativi nelle modalità di acquisto. Basta dare un’occhiata, per esempio, al territorio: alla fase complicatissima che sta vivendo la moda, come tutto il settore legato all’automotive. Il sole non splende da nessuna parte e gli operai in cassa integrazione aumentano in Toscana giorno dopo giorno: nelle famiglie può esserci spazio economico anche per comprare il motorino nuovo? La risposta è semplice. Questa è, in fondo, la ragione delle difficoltà che ha incontrato anche Piaggio".

Perché parla di crisi di sistema? " In Italia e in Europa è sempre più difficile fare impresa. Guardiamo ai costi, saliti del 30% per l’elettricità, di oltre 100% per il gas. Numeri che possono avere effetti lievi su Piaggio, ma non sull’indotto: qui l’indotto Piaggio conta dieci aziende grandi, e alcune più piccole, per circa 700 dipendenti. Aziende che hanno cercato, nel tempo, altri segmenti per lavorare, trovando difficoltà e margini sempre più ristretti. Tant’è che ora sono tutti i cig. Quando si lavorano solo 6-7 mesi l’anno, alla lunga, il peso diventa rilevante e si cede il passo alla concorrenza che invece è forte".

Resta la fiducia nella ripresa? "Piaggio stessa l’ha ribadito nei giorni scorsi e l’azienda ha idee chiare in merito. Infatti noi non parliamo affatto di crisi di Piaggio. Ma di crisi di sistema e di politiche industriali Ue che non funzionano".