
L’interno dello stabilimento Piaggio di Pontedera
Una crisi "verniciata di verde", che si manifesta con bruschi cali della domanda, difficoltà nella transizione tecnologica e in perdita di competitività internazionale. L’automotive continua a frenare, e le due ruote confermano con i numeri le difficoltà che il comparto sta attraversando da diversi mesi. Anche nel Pisano la crisi si fa sentire. E Samuele Nacci, segretario generale Uilm, al riguardo non ha dubbi: "Viviamo una crisi di sistema, ce lo dice quello che sta accadendo nelle automobili, con la transizione ecologica e le politiche Ue in materia, che stanno avendo un effetto boomerang".
Ma che succede? "Le aziende sono in difficoltà serie, e la gente non sa più che macchina acquistare: il mezzo elettrico, alla fine, è venuto fuori che costa il doppio, e chi non può permetterselo non acquista le altre tipologie perché non si sa fin quando potranno viaggiare".
Risultato? "Si favorisce la Cina, perché nell’elettrico sono vent’anni avanti a noi. Loro hanno le infrastrutture necessarie, noi no". Ma poi c’è anche il nodo delle due ruote? "Certo. Qui il punto, per ora, non è la transizione ecologica che sarà un problema, magari, per i prossimi anni. Qui le cause vanno cercate nella crisi generale che sta toccando tutto e tutti. Le guerre in atto e le tensioni internazionali hanno acuito anche difficoltà economiche già in atto, e imposto cambiamenti significativi nelle modalità di acquisto. Basta dare un’occhiata, per esempio, al territorio: alla fase complicatissima che sta vivendo la moda, come tutto il settore legato all’automotive. Il sole non splende da nessuna parte e gli operai in cassa integrazione aumentano in Toscana giorno dopo giorno: nelle famiglie può esserci spazio economico anche per comprare il motorino nuovo? La risposta è semplice. Questa è, in fondo, la ragione delle difficoltà che ha incontrato anche Piaggio".
Perché parla di crisi di sistema? " In Italia e in Europa è sempre più difficile fare impresa. Guardiamo ai costi, saliti del 30% per l’elettricità, di oltre 100% per il gas. Numeri che possono avere effetti lievi su Piaggio, ma non sull’indotto: qui l’indotto Piaggio conta dieci aziende grandi, e alcune più piccole, per circa 700 dipendenti. Aziende che hanno cercato, nel tempo, altri segmenti per lavorare, trovando difficoltà e margini sempre più ristretti. Tant’è che ora sono tutti i cig. Quando si lavorano solo 6-7 mesi l’anno, alla lunga, il peso diventa rilevante e si cede il passo alla concorrenza che invece è forte".
Resta la fiducia nella ripresa? "Piaggio stessa l’ha ribadito nei giorni scorsi e l’azienda ha idee chiare in merito. Infatti noi non parliamo affatto di crisi di Piaggio. Ma di crisi di sistema e di politiche industriali Ue che non funzionano".