
Una scritta comparsa a Pisa
di Enrico Mattia Del Punta
PISA
Una bomba carta riempita di polvere nera, affiancata da una bombola di gas e da una bottiglia incendiaria con innesco. Così cominciava la rivendicazione firmata dal "Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria – Consegne a domicilio Fai/Fri" sull’attentato compiuto al tribunale di Pisa il 21 febbraio 2023. Il messaggio comparve sul web il giorno successivo al ritrovamento dell’ordigno, che secondo gli inquirenti era stato collocato due giorni prima da Luigi Palla e Veronica Zegarelli. Nella rivendicazione, l’azione veniva presentata come dimostrazione della possibilità di colpire le istituzioni anche in contesti considerati protetti e sorvegliati. Il testo legava inoltre la lotta anarchica alla memoria delle vittime di carcere, lavoro, mare e Cpr, indicate come "simboli della violenza del potere". In chiusura, il gruppo esprimeva solidarietà ad Alfredo Cospito.
Le Fai, che hanno rivendicato quell’attacco, sono la Federazione Anarchica Informale: una rete di gruppi e singoli che si riconoscono in pratiche radicali. Non si tratta di un partito né di un’organizzazione strutturata: non ha leader né un centro decisionale. Si definisce una realtà "orizzontale e caotica" in cui i membri si riconoscono attraverso le azioni compiute e rivendicate.
Tra il 2022 e il 2023 le iniziative anarchiche si erano moltiplicate in Italia, con manifestazioni e azioni dimostrative contro lo Stato. A innescare questa nuova ondata era stata la scelta dell’anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito di avviare uno sciopero della fame. Cospito, originario di Pescara, nel 2012 aveva gambizzato a Genova il dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi, mentre nel 2006 aveva piazzato due ordigni alla caserma dei carabinieri di Fossano, attentato che non provocò vittime. Per questi fatti era stato condannato a 20 anni e poi diventati 23. Nel 2022 la Cassazione aveva riqualificato il reato come "strage politica", punibile anche con l’ergastolo, e contestualmente aveva disposto il suo trasferimento al 41-bis.
Per protestare contro questa misura, Cospito iniziò uno sciopero della fame che durò fino all’aprile 2023. La sua protesta attirò l’attenzione di ambienti anarchici in tutta Italia e all’estero, che organizzarono manifestazioni, cortei e atti dimostrativi, tra cui, appunto, l’attacco al tribunale di Pisa e una protesta davanti al carcere Don Bosco.
Dopo la fine dello sciopero, la Corte d’assise d’Appello di Torino nel giugno 2023 ha rideterminato la pena di Cospito escludendo l’ergastolo ostativo. La Cassazione ha reso la condanna definitiva nel 2024. Restano però aperti i ricorsi dell’avvocato, compreso quello alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. La vicenda giudiziaria, dunque, non si è ancora chiusa.