REDAZIONE PISA

Il Teatro Verdi si rifà il look. Nuove poltrone: moderne e comode

L’assessore Bedini: "Investimento complessivo di 164mila euro. Sempre più bello e prestigioso"

Con un investimento complessivo di 164mila euro sono state installate 354 nuove poltroncine, al posto delle vecchie ormai usurate

Con un investimento complessivo di 164mila euro sono state installate 354 nuove poltroncine, al posto delle vecchie ormai usurate

Nuovo look per il Teatro Verdi. Si sono conclusi nei giorni scorsi i lavori di sostituzione delle sedute della platea del Teatro Verdi, di proprietà del Comune di Pisa. Con un investimento complessivo di 164mila euro sono state installate 354 nuove poltroncine, moderne e confortevoli, al posto delle vecchie ormai usurate. L’intervento rappresenta un ulteriore passo nel percorso di valorizzazione del teatro, che "negli ultimi anni ha beneficiato di numerosi lavori di manutenzione straordinaria".

"Oggi il Teatro Verdi si presenta al suo pubblico con una platea rinnovata, più comoda, sicura e accogliente - dichiara l’assessore alla cultura Filippo Bedini – Le nuove poltroncine garantiscono infatti maggiore comfort e sicurezza agli spettatori, rendendo l’esperienza in sala ancora più piacevole. Questo intervento rappresenta un altro passo avanti in un percorso che l’Amministrazione comunale ha intrapreso da tempo: non solo sosteniamo le attività culturali attraverso i contributi previsti dalla convenzione, ma stiamo investendo tantissime risorse anche sulla struttura, con lavori di manutenzione straordinaria che lo hanno reso, e lo renderanno nei prossimi mesi, sempre più bello e all’altezza del suo prestigio. È un impegno che testimonia la volontà di valorizzare uno dei luoghi più importanti della vita culturale cittadina, affinché sia sempre più accogliente e pronto ad offrire al pubblico spettacoli di grande qualità in un ambiente adeguato al suo nome e alla sua storia".

Il Regio Teatro Nuovo fu inaugurato il 12 novembre del 1867 con il Guglielmo Tell di Gioachino Rossini diretto da Carlo Lovati Cazzulani.