
Antonio Pistolozzi, titolare del Veliero racconta la sua storia: "Quel pesce è la mia vita, non solo il mio lavoro"
Mette nei piatti la sua passione: il pesce del nostro mare. E, in fondo, anche la sua storia. Antonio Pistolozzi è il titolare, insieme alla sua famiglia (moglie e due figlie, oltre a due collaboratori), del Veliero alla Foce, il ristorante di viale D’Annunzio che offre profumi e sapori della Marina di Pisa di un tempo. Un racconto perfetto per la nostra rubrica ‘Anime del litorale’. "Ho fatto per anni il pescatore, un lavoro difficile e faticoso, eppure se potessi tornare indietro lo rifarei – dice senza esitazione – perché quella era la mia vera passione. Tramandato da mio padre, era un mestiere che ho svolto per anni. Poi però è cambiato tutto e anche io ho dovuto adeguarmi".
Che ricordi ha di quel periodo?
"Marina era diversa: un borgo di pescatori prima di diventare un luogo di villeggiatura. Poteva contare su una flotta di 8-10 pescherecci che stavano fuori tutta la notte per rifornire i locali e i mercati del pesce della zona".
E poi che cosa è cambiato?
"Le abitudini delle persone e forse anche dei giovani. Quello del pescatore è un lavoro duro. Si sta fuori tutta la notte fino all’alba. E poi ci sono da sistemare le reti, scaricare il pescato. Ho l’impressione che i ragazzi di oggi e, forse, anche di ieri abbiano preferito percorrere altre strade. Io, invece, preferivo lavorare che studiare e ben presto seguii mio padre in barca. Poi sono cominciati gli allevamenti e lentamente i pescherecci di Marina sono andati sparendo".
E così con l’andare degli anni la flotta è sparita. Il pescato che finisce sulle nostre tavole oggi da dove arriva?
"Dal mar Ligure. Esattamente come prima, almeno per quanto riguarda il mio ristorante. Il pesce che offro ai miei clienti, una clientela fatta di appassionati più che di turisti occasionali, è al 100% nostrale. Lo acquisto dai pescatori di Livorno o della flotta di Porto Santo Stefano, che comunque pescano davanti alle nostre coste, esattamente come facevano i pescatori marinesi. Insomma, il nostro è un pescato a chilometro zero".
Adesso Marina e il litorale pisano hanno cambiato pelle.
"Sì, ma si può fare di più. Le riqualificazioni hanno reso questi luoghi più belli, ma serve qualcosa di più appetibile anche sotto il profilo commerciale per portare la gente qui anche nei mesi invernali. E invece, appena finisce la stagione balneare, qui non c’è niente".
A cosa pensa in particolare?
"Sicuramente a completare, rinnovandone la manutenzione, il porto di Marina di Pisa. Mi auguro che chi ha acquistato le aree limitrofe inizi a costruire per renderlo un luogo dove aumentare anche l’appeal commerciale di tutta la località".
Gabriele Masiero