
Il recupero nel 1947 dei resti delle vittime della strage delle Fosse del Frigido
Massa, 16 settembre 2025 – Ricorre oggi l’81° anniversario della strage delle Fosse del Frigido dove vennero fucilati dai nazisti 159 prigionieri detenuti nel Castello Malaspina di Massa tra il 10 e 16 settembre 1944. L’eccidio avvenne lungo il letto del Frigido, vicino alla chiesetta di San Leonardo, e fu effettuato dalle SS in ritirata dopo lo sfondamento del fronte versiliese il 2 settembre da parte degli Alleati. Al Castello Malaspina, trasformato in carcere proprio quell’anno, c’erano i detenuti ’politici’, ovvero antifascisti di varia estrazione, e carcerati che provenivano dal vecchio carcere penale, per lo più di detenuti comuni, a volte condannati per lievi reati connessi allo stato di guerra. Emblematico il caso di una donna, originaria di Zeri, ristretta nella sezione femminile del carcere giudiziario per aver macellato clandestinamente un maiale senza pagare il dazio.
Nei primi otto giorni di settembre arrivarono 80 prigionieri: personalità in vista dell’antifascismo livornese, pisano e lucchese e molti religiosi provenienti soprattutto dalla Certosa di Lucca, tra cui don Giorgio Bigongiari. Alcuni dei prigionieri erano stranieri: partigiani greci, albanesi e libici. Il 10 settembre 74 detenuti politici vennero prelevati a scaglioni uno dopo l’altro e portati in luoghi non lontani per essere fucilati e sepolti in fosse comuni improvvisate: Foce, Ponte di Forno, Ponte Lazzeri, Ponte di Mignan, Capannelle, Rinchiostra, Quercioli, via Palestro e Turano. Sei trovarono la morte a Ponte di Forno, e tra di loro il professor Guglielmo Lippi Francesconi, direttore dell’allora ospedale psichiatrico di Maggiano. Morirono anche 10 monaci certosini.
Il 16 settembre i tedeschi fecero salire i restanti prigionieri su dei camion lasciando credere che si trattasse di un trasferimento del carcere in Italia settentrionale. In realtà vennero portati a poca distanza: sulle rive del torrente Frigido, presso la chiesa di San Leonardo. Sui bordi di tre crateri scavati da un bombardamento alleato vennero allineate 159 persone, falciate poi dai mitragliatori, gettati dentro le buche e i corpi ricoperti di terra. Solo tre detenuti si salvarono: erano gli inservienti del maresciallo delle SS, l’infermiere, il cameriere e l’autista. Vennero risparmiati in virtù dei loro ’buoni servigi’. Le salme (147) furono riesumate soltanto nel 1947, dal 27 gennaio al 20 marzo, e identificate grazie all’opera preziosa di monsignor Angelo Ricci, cappellano del carcere.