MASSIMO STEFANINI
Cronaca

Un iter lungo più di due anni. Tra ricorsi, proteste ed elezioni

Dell’impianto di Salanetti si inizia a parlare nel 2023 quando ancora sindaco di Capannori era Luca Menesini. Nascono i comitati contrari e si mobilita il sindaco di Porcari anche con un ricorso al Capo dello Stato.

Il presidio dei comitati tenuto nel gennaio scorso a Firenze

Il presidio dei comitati tenuto nel gennaio scorso a Firenze

La storia dell’impianto di riciclo di Salanetti comincia ufficialmente nella primavera del 2023. Con un atto fondamentale: l’approvazione del finanziamento, 15 milioni complessivi, 10 per il recupero di pannolini e pannolini, 5 milioni e 400mila euro per gli scarti tessili.

Nel mese di agosto, sempre del 2023, la Regione invia le prime lettere in cui discute di questo progetto con i Comuni. All’epoca il primo sito individuato era stato quello corrispondente all’area ex Forte, località Casa del Lupo, anche questo al confine tra i territori di Capannori e di Porcari. Nell’autunno del 2023 la scelta, per ragioni logistiche (presenza di un fabbricato già esistente che adesso, paradossalmente, dovrà essere ricostruito) cadde su Salanetti, zona già piena di insediamenti industriali, a pochi metri dal confine con Porcari.

E’ allora che l’amministrazione di Porcari guidata dal sindaco Leonardo Fornaciari – già nei primi mesi del 2024 – presenta una serie di osservazioni al progetto. A marzo dello stesso anno giunge l’ufficialità che il procedimento non sarà assoggettato alla Via (valutazione di impatto ambientale). L’iter va avanti e nello stesso periodo iniziano a nascere i vari comitati, contrari alla realizzazione dell’impianto e che iniziano a sentire la loro voce. Il sindaco Fornaciari presenta ricorso al Presidente della Repubblica.

Si arriva alle elezioni di Capannori (giugno ’24) e il progetto di Salanetti diventa la colonna sonora di una campagna elettorale vinta da Giordano Del Chiaro, centrosinistra, al primo turno con una posizione di favore all’impianto.

Dopo l’estate il Tar boccia il ricorso presentato da alcuni privati e allora torna di attualità il nodo della vicinanza dell’impianto alle abitazioni. La speranza dei contrari che questa sia un appiglio per fermare il progetto viene resa vana dal piano regionale dei rifiuti, modificato in sede di voto con un norma più morbida che fa scomparire la distanza minina.

Si arriva così alla conferenza dei servizi che si apre a marzo 2025 dove vengono chieste al proponente, Retiambiente, molte integrazioni al progetto. Il 18 giugno viene emesso un preavviso tecnico di diniego, salvo alcun integrazioni che, presentate ieri, fanno dare via libera al progetto.

Massimo Stefanini