PAOLO MANDOLI
Cronaca

Il Volto Santo torna alle radici. Dopo un viaggio lungo 1.693 giorni

Tanto il tempo passato da quando il rettore della Chiesa cattedrale, monsignor Gragnani, scrisse alla Soprintendenza riferendo di aver trovato scaglie pittoriche sulla tovaglia dell’altare sottostante la statua .

Il Volto Santo come appare oggi, dopo il lungo restauro (foto Alcide)

Il Volto Santo come appare oggi, dopo il lungo restauro (foto Alcide)

1.693 giorni per tornare alle radici della fede datata 1.243 anni. Sono i numeri che segnano la festa di Santa Croce che culminerà con la processione di domani 13 settembre e con le celebrazioni di domenica 14 settembre. I 1.693 giorni sono quelli che iniziano con una lettera che il rettore della Chiesa cattedrale, monsignor Marco Gragnani, inviò il 24 gennaio 2021 alla Soprintendenza di Lucca. Pochi giorni prima, insieme all’ex rettore monsignor Mauro Lucchesi, Gragnani aveva trovato scaglie pittoriche sulla tovaglia dell’altare sottostante il Volto Santo. Non era un fenomeno da sottovalutare e così avvenne. Da allora si è messo in moto il meccanismo istituzionale, scientifico e tecnico che ha portato al restauro e soprattutto a una riscoperta delle colorazioni originali della sacra immagine.

La processione di domani sera, secondo la tradizione, rappresenta l’edizione numero 1.243 partendo da quella dell’anno 832. Dopo alcuni secoli in cui il Volto Santo è stato visto con una colorazione scura si torna dunque all’origine, a quello che i pellegrini hanno visto nei secoli precedenti e che è stato ripreso anche in molte opere d’arte da quando il Volto Santo nel Medioevo era tra le immagini più celebri e venerate in Italia e in Europa.

L’arcivescovo monsignor Paolo Giulietti ha ricordato i "diversi i motivi per cui il restauro del Volto Santo può definirsi un evento per la Chiesa di Lucca. Quello più eclatante è senz’altro la restituzione dell’immagine alla cromia originaria, piuttosto differente da quella cui i lucchesi erano abituati da alcuni secoli a questa parte. L’operazione, oltre all’indubbio valore filologico, porta a rafforzare le valenze simboliche della sacra immagine, legata al modello del Christus triumphans, il Crocifisso vittorioso sul male e sulla morte. I colori della veste, dell’incarnato e della stessa croce, infatti, liberati dalla patina di nera austerità depositata dal tempo e dagli uomini, tornano a proclamare quanto il Risorto afferma nel dialogo con i discepoli diretti a Emmaus: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 26). È una lettura del supplizio della croce alla luce della fede pasquale della Chiesa, che ci viene riproposta in tutta la sua forza e bellezza. L’altra motivazione, meno appariscente ma di non minore importanza, è la mole di indagini che sono state realizzate sul Volto Santo, le quali hanno aggiunto numerosi e importanti aspetti alla sua conoscenza. A cominciare dalla datazione, legata ai materiali di cui è composto – il legno su tutti -, per interessare gli aspetti tecnici della sua realizzazione e quelli relativi al luogo in cui viene custodito da secoli, dove sono emersi elementi inediti".

Il rettore della cattedrale, monsignor Gragnani, ha aggiunto: "Il nostro obiettivo era di coniugare l’esigenza della ricerca scientifica con il rispetto dell’importanza cultuale e religiosa che il Volto Santo riveste da secoli all’interno della cattedrale. Il restauro ha restituito al Crocifisso la sua originaria vitalità cromatica e materica, consentendo una lettura più piena del suo significato teologico: nell’iconografia del Cristo Trionfante, la Croce – da strumento di morte – si trasforma, attraverso la Resurrezione, nel Trono della Grazia. Anche il nimbo, semicerchio gigliato che ha riacquistato lo splendore del materiale prezioso precedentemente occultato da una vernice scura, contribuisce a rafforzare il messaggio teologico, rendendo visibile lo splendore della luce che circonda il Cristo Trionfante".