
Un frame del film “La gioia“ con Valeria Golino che sarà presentato a Venezia
LUCCA
Debutterà oggi all’82esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ‘La Gioia’, il nuovo lavoro di Nicolangelo Gelormini in concorso alle Giornate degli autori come unica pellicola italiana. Il film è tratto dall’opera teatrale ‘Se non sporca il mio pavimento. Un melò’, scritta da Giuliano Scarpinato e Gioia Salvatori, e si ispira all’omicidio di Gloria Rosboch (interpretata da Valeria Golino), l’insegnante 49enne di Castellamonte uccisa nel gennaio 2016 dall’ex allievo del liceo Gabriele Defilippi, al quale faceva ripetizioni. Una storia arrivata sul grande schermo anche grazie al riadattamento in veste cinematografica di una giovane lucchese, Benedetta Mori, che – insieme a Giuliano Scarpinato e Chiara Tripaldi – proprio nel 2021 vinse il premio Franco Solinas per la migliore sceneggiatura.
Sono passati diversi anni da quel giorno, cosa è successo in questo tempo?
"Abbiamo lavorato tanto, rimesso mano a quello che quattro anni fa era solo un soggetto di poche pagine. Poi Valeria Golino si è appassionata a questa storia, non vedeva l’ora di interpretare la protagonista, così la sceneggiatura è arrivata nelle mani del regista e abbiamo iniziato le riprese, finite a dicembre dello scorso anno".
Il film prende spunto da un fatto di cronaca, è più semplice sceneggiare a partire dal reale?
"Personalmente mi trovo meglio a lavorare con le storie vere perché ci sono dei confini da rispettare e questo costringe, inevitabilmente, a mantenere uno standard più alto, dato che sai che qualcuno, dal quel racconto, verrà sicuramente toccato. Allo stesso tempo, però, parlare di reale implica anche rimanere aggiornati sulle vicende giudiziarie, e avere la consapevolezza che il risultato può contribuire a fissare una chiave nella memoria collettiva. Noi abbiamo studiato le carte e aggiunto a quei fatti ‘freddi’ l’invenzione di un amore vero e puro tra i due protagonisti, così da rendere il racconto realistico ma allo stesso tempo poetico".
La protagonista del film, Gioia, è un’insegnante di liceo di cinquant’anni che vive ancora con i genitori. Il primo e ultimo amore che vivrà sarà quello proibito con lo studente Alessio, talmente desideroso di un riscatto sociale da arrivare a ucciderla. Perché questa storia e non un’altra?
"Anche io, come Gioia, provengo da una città di provincia, e, da subito sono rimasta affascinata dall’idea di una donna rimasta bloccata in una vita da adolescente, con un amore che sboccia e muore in un soffio. È la forza della straordinarietà delle piccole vite, allo stesso tempo metafora di altre situazioni sociali che possono tarparci le ali. È una storia tragica, ma anche molto poetica e lirica, che subito mi ha colpita. Una volta immedesimata nei personaggi, poi, sono loro che iniziano a parlare per te".
‘La Gioia’ uscirà nelle sale nel 2026, qualche ‘spoiler’ dal dietro le quinte?
"È un film drammatico che ricorda la commedia all’italiana: ci sono scene divertenti, penso ad esempio alla ‘goffaggine’ di Valeria Golino, ma anche momenti seri e rispettosi nei confronti di quella che è stata una tragica vicenda di cronaca".
E invece, i suoi piani?
"Attualmente sto lavorando alla sceneggiatura di due lungometraggi, sempre tratti da storie vere. Spero che presto possano trovare, anche loro, il proprio debutto".
Jessica Quilici