
Il presidente del Senato chiude la ’tre giorni’ organizzata da Fratelli d’Italia alla Morin "Giorgia Meloni punto di riferimento a livello internazionale. Gli italiani credono in lei".
Preceduto dalla definizione di “maestro di tutti noi” che ne hanno dato Galeazzo Bignami e Davide Parodi, a chiudere la terza edizione della Festa dei Patrioti è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa perché, lo ha accolto Parodi sul palco, “non esiste Festa tricolore e dei Patrioti senza Ignazio”. Intervistato dal direttore di ’Libero’ Pietro Senaldi e introdotto da Matteo Rosso, dall’onorevole Maria Grazia Frijia e Augusto Sartori (rispettivamente coordinatore e vice coordinatori regionali di FdI), l’incontro ha avuto la Morin come cornice. Rispondendo alle domande di Senaldi, La Russa ha toccato più temi, dall’azione di Governo alle elezioni, alla riforma della giustizia
Presidente, un bilancio di questa terza legislatura... "Quello che è stato fatto di buono non devo dirlo io. Chi mi ha preceduto su questo palco ha già parlato dei successi a livello internazionale perché Giorgia Meloni è diventata il riferimento a livello internazionale, ma anche nel Paese: le tasse si vanno abbassando c’è ancora da lavorare su sanità e sicurezza. La luna non l’abbiamo ancora ottenuta ma ci stiamo attrezzando...".
E sui fatti del Leoncavallo? "Questo è il primo vero sgombero che è stato fatto, il Comune sta preparando un bando disegnato su norme e regole che difficilmente possono essere seguite da chi è parte del Leoncavallo".
Bignami e Fidanza appartengono a una generazione diversa, ma quando lei ha fondato FdI aveva già un bel curriculum: perché si è rimesso in gioco? "Perché non ero di primo pelo e il merito principale va ai più giovani che ci hanno creduto: la mia spinta è stata dettata dal fatto che avevo capito che il desiderio di Berlusconi era ritornare a Forza Italia. La fiamma per noi è un simbolo importante e ci avevamo rinunciato per amore della coalizione".
Si sarebbe aspettato di diventare il primo partito? "Non mi sarei aspettato che Fratelli d’Italia lo fosse così presto, ma non ho mai dubitato che le nostre idee prima o poi avrebbero vinto. Gli italiani hanno imparato a conoscerci grazie a una ragazza che ha saputo trasmettere i nostri valori: sto parlando di Giorgia Meloni".
Che cosa la colpiva di lei e cosa la colpisce adesso? "Quando arrivò a fare il segretario giovanile dimostrò di avere passione vera e una capacità di gestione, che era notevole per la sua giovane età: noi crediamo nella capacità delle donne, eravamo sicuri che lei avrebbe sfondato. Poi, gli italiani capiscono quando una persona è sincera e non è ricattabile. Inoltre Giorgia ha la capacità a livello internazionale di parlare più lingue e questo non è scontato".
Quanto la preoccupa il fatto che la sinistra sia riuscita a fare fronte comune in vista delle prossime elezioni regionali? "E’ un’alleanza tra soggetti incompatibili: gli italiani sanno che anche a livello regionale situazioni incompatibili non permettono di governare. Quando ci sono le elezioni sono sempre preoccupato perché non vanno mai date per scontate, ma questa alleanza non mi preoccupa più di quanto non sarei preoccupato se non ci fosse".
Cosa preoccupa di più Meloni nella politica internazionale? "Lei ha una stella polare che la sinistra non ha: l’interesse nazionale. Vuole buoni rapporti con gli Usa perché questo è bene per l’Italia".
La riforma della giustizia si farà: si aspettava le barricate della magistratura? "Sì me le aspettavo, perché la magistratura tende alla conservazione del ruolo e immaginando che questa riforma limiti il loro ruolo, fa sì che non voglia la separazione delle carriere che al 90% c’è già".