GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Amarcord: il capolavoro di Federico Fellini in versione restaurata al Giunti Odeon

Premiato con l'Oscar come miglior film straniero, due David di Donatello e quattro Nastri d'Argento, l'opera più autobiografica del maestro riminese torna stasera al Giunti Odeon in versione restaurata e sottotitolata in inglese.

Amarcord al Giunti Odeon

Amarcord al Giunti Odeon

Firenze, 14 luglio 2025 - Il cinema è la necessità di avere un sentimento religioso della vita. Tra passato e presente, sogno e realtà, nostalgia dell'infanzia e paura della morte. La poesia quotidiana trasfigurata in una maionese impazzita di ricordi e suggestioni, personaggi reali o bozzetti soltanto immaginati, ma utili a comporre il puzzle meraviglioso e paradossale dell'esistenza.

"Amarcord" - in romagnolo "mi ricordo", ma secondo lo sceneggiatore Tonino Guerra anche la comanda dei ricchi che ordinavano al bar l'amaro Cora - è il racconto di una stagione, da una primavera all'altra, nel borgo riminese di San Giuliano, vicino al Ponte di Tiberio: Federico Fellini lo ricostruisce negli studi di Cinecittà con la complicità della variopinta tavolozza di Giuseppe Rotunno e le arie svolazzanti di Nino Rota, ma il patrimonio di immagini che colorano ogni singola inquadratura sono figlie del proprio vissuto e delle memorie dell'avvocato Luigi "Titta" Benzi, protagonista del film e suo grande amico. 

Prequel ideale de "I Vitelloni", ma uscito nelle sale italiane vent'anni dopo - il 13 dicembre 1973 - la dodicesima fatica del maestro romagnolo è anche una delle sue opere più commoventi e sincere: un inno malinconico al tempo che passa e alla giovinezza, dove tutto scorre - compreso il vuoto trionfalismo della retorica fascista - e l'ironia e la tenerezza stemperano il dolore e la violenza. La provocante estetista Gradisca e la ninfomane Volpina, la tabaccaia formosa e l'avvocato ampolloso, il motociclista esibizionista e il matto Giudizio: una carrellata di fisionomie di provincia e tipi universali che riempiono le giornate di un paesotto degli anni Trenta, scandite dal folklore delle feste quanto dalle adunate del sabato fascista, dalla celebre gara automobilistica delle Mille Miglia come dall'attesa per il passaggio al chiaro di luna del transatlantico Rex, simbolo di un sogno destinato a trasformarsi presto nell'incubo della guerra. 

Presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1974, vinse l'Oscar come miglior film straniero, due David di Donatello e quattro Nastri d'Argento, e nel 1976 - quando venne distribuito in lingua inglese negli Stati Uniti - valse a Fellini anche una nomination per la miglior regia e sceneggiatura originale: stasera torna in versione restaurata al Giunti Odeon