Italia, Toscana. L’ultima chiamata

Tiriamo le fila del nostro viaggio attraverso l'innovazione tecnologica in Toscana e in Italia. I (pochi) progressi svolti e la strada (molta) da fare

La crescita tecnologica richiede sempre più professionisti

La crescita tecnologica richiede sempre più professionisti

Firenze, 28 ottobre 2020 -  Siamo arrivati alla fine di questo nostro percorso: venti tappe, ricche di dati, report e mappe, di un viaggio dentro la rivoluzione digitale, con l’obiettivo di capire cosa sta accadendo intorno a noi. Ripercorriamo insieme i punti cruciali. Siamo partiti con le start up, vere protagoniste della rivoluzione digitale che in Italia stentano a decollare, tra numeri ancora bassi in molte regioni (compresa la nostra Toscana), difficoltà di accesso ad investimenti e tanto spreco di risorse nel supportarne le innovazioni. Abbiamo cercato insieme di scoprire cosa fanno e cosa dovrebbero fare gli intermediari dell’innovazione, quei soggetti o organizzazioni che hanno il compito di facilitare il processo di consolidamento delle idee imprenditoriali più dirompenti. Abbiamo compreso, attraverso report dettagliati, che la situazione è alquanto caotica e dispersiva, ma che offre segnali di speranza per il prossimo futuro. Se cresce, anche nel nostro paese, il ruolo dei soggetti privati che sostengono l’innovazione come i Venture capitalist e Business angel, il discorso è diverso per gli incubatori pubblici e privati che sembrano avere ancora molta strada da fare per diventare i veri protagonisti del sistema dell’innovazione italiana.

 

Abbiamo proseguito analizzando le nuove modalità di condivisione di idee e creazione di community, come i  coworking e il crowdfunding, che crescono in Italia e che segnano numeri importanti; ad oggi, però, i primi si trovano di fronte alla sfida del distanziamento sociale e dello smart working. Il tema del lavoro agile, nel periodo che stiamo vivendo, offre spunti di riflessioni ma anche tanti punti interrogativi sulle sfide delle nostre città, tra richiamo innovativo delle smart city e ulteriori nuove modalità per il lavoro e la didattica a distanza.

La formazione è la chiave principale dello sviluppo digitale
La formazione è la chiave principale dello sviluppo digitale

Nell’ultima sezione poi abbiamo provato a immergersi nelle tecnologie che, solo pochi anni fa, sembravano fantascienza, e che oggi fanno parte a tutti gli effetti della nostra quotidianità. Tra queste, l’Internet delle Cose, con gli assistenti virtuali presenti già in molte abitazioni;l'Intelligenza artificiale, che raggiunge traguardi sempre più importanti in tutte le realtà del mondo e che vede l’Italia in ritardo rispetto ai paesi europei in termine di politiche, investimenti e prospettive; infine, la blockchain che proprio in questi mesi ha fatto il suo debutto in società con la prima moneta virtuale di uno Stato, la Cina.

Il viaggio è stato affascinante e per me molto formativo. Spero anche per voi che mi avete seguito fino a qua.

Chiudo questa rubrica con un messaggio proprio sulla formazione. Anche questo aspetto è stato trattato in molti articoli di questa rubrica. Il ritardo del nostro paese, e quello della Toscana, è dovuto molto all'analfabetismo digitale di gran parte della popolazione, dai nativi digitali alla classe dirigente, dal mondo pubblico a quello privato.

Non riusciamo a decifrare ciò che sta accadendo intorno a noi, non ne conosciamo il linguaggio, né sappiamo percepirne le opportunità. E’ il momento di ripartire dalla formazione (anche, e soprattutto, digitale) nelle scuole, nelle aziende e nella pubblica amministrazione, perché non possiamo più permetterci di perdere l'ennesimo treno che porta alla creazione di posti di lavoro e alla crescita del nostro tessuto produttivo.

Lapo Cecconi è docente Master Digital Transformation dell'Università di Firenze e fondatore della startup Kinoa

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