Olga Mugnaini
Cronaca

Castello di Sammezzano, un sogno da cento milioni. E quella leggenda anti-speculazione

Ginevra Moretti: “Non ho mai pensato di trasformare Sammezzano in un complesso super esclusivo con appartamenti di lusso o in mega resort per ricchi. Prima di tutto sarà il museo di sé stesso”

Maximilian Fane e Ginevra Moretti. In alto, Massimo Sottani

Maximilian Fane e Ginevra Moretti. In alto, Massimo Sottani

Firenze, 5 maggio 2025 – C’è persino una leggenda, una sorta di maledizione, che aleggia sopra il Castello di Sammezzano, che colpirebbe coloro che sono in cerca di facili speculazioni su quella proprietà avvolta fra orientalismo, esoterismo e certamente passione per l’arte e la natura.

A raccontarlo è lo stesso Giorgio Moretti, il noto imprenditore fiorentino che con determinazione per alcuni anni ha inseguito l’acquisto dello straordinario Castello nel Comune di Reggello, in località il Leccio. Alla fine c’è riuscito, fatti salvi gli ultimi passaggi burocratici, come il diritto di prelazione da parte dello Stato, opzione che appare assai improbabile. Tempi addietro, allora sottosegretario alla cultura, l’idea era venuta a Vittorio Sgarbi. Ma si sa, i soldi pubblici non ci sono mai.

Diciotto milioni ce li ha messi invece Moretti, con la società Smz Srl, amministrata dalla figlia Ginevra, 34 anni, colei che insieme al marito Maximilian Fane, è destinata a gestire e a portare avanti la rinascita di Sammezzano. Un progetto che comporta un investimento fra gli 80 e i 100 milioni di euro.

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Maximilian Fane e Ginevra Moretti

E’ il costo di un sogno, per la coppia che lì andrà a vivere, ma accompagnato dal desiderio di condividere con pubblico le meraviglie di quel luogo, considerato il più importante esempio di architettura orientalista in Italia, fra stucchi, piastrelle e decori arabeggianti.

E poi c’è il parco monumentale di 12 ettari, con piante esotiche e alberi secolari, creato da esperti botanici nella seconda metà dell’Ottocento.E’ allora che la proprietà di Sammezzanno arriva in eredità al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, che tra il 1853 e il 1889, realizza la sua idea visionaria del Castello.

Erano gli anni in cui anche a Firenze andava di moda la corrente dell’ “Orientalismo”, con le architetture che si arricchivano di elementi moreschi, archi intrecciati e decorati con stucchi e mosaici colorati, decori con motivi geometrici e vegetali. Il tutto per richiamare atmosfere da mille a una notte.  Ne sono un esempio a Sammezzano la Sala d’ingresso, il Corridoio delle Stalattiti, la Sala da Ballo, fino alla Torre centrale.

E la maledizione? “Quella vale per gli uomini – risponde Ginevra Moretti – Mio marito Max mi aiuterà, così come mio padre che si è innamorato del progetto quanto me. Ma il sogno è mio, e io sono una donna”.

Ginevra sorride, piena di entusiasmo e spiega: “La verità e il punto centrale è che il nostro non è un impianto speculativo. Non ho mai pensato di trasformare Sammezzano in un complesso super esclusivo con appartamenti di lusso o in mega resort per ricchi. Prima di tutto sarà il museo di sé stesso. Io sono una grande appassionata di orientalismo e la bellezza di quel luogo unico deve restare a disposizione delle persone. Certo, il progetto dovrà essere sostenibile anche dal punto di vista economico, perché i sogni da soli non bastano”.

Oltre al padre Giorgio, grande alleato sarà il marito Maximilian Fane. La sua famiglia possiede una delle più importanti società di progettazione e gestione di giardini storici e grandi e parchi inglesi, compresi alcuni della Corona Britannica. E quell’esperienza nella fruizione di spazi pubblici e privati, annessi ad attività culturali e ricettive, sarà fondamentale anche per Sammezzano.