
Mappe interattive e adrenalina. Così il cervellone digitale lotta ogni giorno contro il caos in strada. L’assessore Giorgio: "Qui un unicum in Italia. Prendiamo scelte per prevenire e risolvere i problemi".
Ore 11.15. La serpentina che colora ponte all’Indiano è illuminata di rosso pompeiano. Idem per il tratto dove viale Lavagnini aggancia viale Matteotti. Profondo rosso. Il significato: ingorgo duro con 7 minuti in più sui tempi di percorrenza. Viale Strozzi, via Trieste, via Nazionale, quelle sono arancioni. Tradotto: si arranca, con 3 minuti di più, ma il tappo di marmitte non è cementato. Bianco latte il resto della città. Visto dai monitor della Control Room della Leopolda, il gomitolo di 2.435 strade dove ogni mattina filano 200mila auto, fa meno paura. "Ma restiamo sull’attenti" sorride il coordinatore della Control Room, Gabriele Ottanelli.
"Fino ai prossimi 10 giorni abbiamo attive 117 ordinanze di chiusura strade e, solo oggi, 88". Il motivo: interventi Publiacqua, Enel, Toscana Energia, Regione, cantieri privati, asfalto e lavori per la linea 3 del tram. A questo serve l’acquario di monitor accanto al palazzone della direzione Mobilità: tenere allacciato il sistema nervoso della città e fabbricare in diretta gli anticorpi per evitare che collassi. Come il 21 ottobre 2024 quando un intervento urgente di Publiacqua in via delle Panche bloccò Rifredi e Careggi. "Da quel giorno - spiega l’assessore alla Mobilità, Andrea Giorgio - con la sindaca abbiamo ottenuto che ogni attore coinvolto nella mobilità di Firenze presidiasse in maniera fissa la Control Room". E gli attori ora ci sono tutti: Publiacqua, Firenze Smart, Toscana Energia, Autolinee Toscane e il global service, Avr, che si occupa della manutenzione delle strade: tre riunioni alla settimana, occhi sui monitor 10 ore al giorno. "Oltre alla centrale operativa della Municipale che supervisiona 1.900 telecamere. Tutto sotto il coordinamento del Comune". Con loro anche Vincenzo Tartaglia, numero uno della direzione Mobilità di Palazzo Vecchio.
"La control room - commenta Giorgio - è un unicum in Italia, di cui siamo orgogliosi. È frutto di scelte lungimiranti e competenze qualificate. La sua attivazione con tutte le aziende che intervengono sulle strade, ci consente ora di gestire meglio situazioni e criticità in modo coordinato, intervenire nelle emergenze, regolare i flussi se ci sono problemi". Un esempio? La sostituzione delle barriere sul ponte all’Indiano che l’hanno reso orfano, per 100 metri, di una corsia per senso di marcia. Il dolore (e il relativo anestetico) si misura in diretta. "Siamo dotati - spiega Tartaglia - della piattaforma Tom Tom che misura lo scostamento dall’ordinario dei tempi di percorrenza di una determinata strada". Il cursore scivola sul ponte all’Indiano: 7 minuti di percorrenza in più alle 11.30 in direzione Novoli e 6 in più rispetto al tempo medio in direzione Scandicci. "Monitoriamo costantemente i tempi - dice l’assessore Giorgio - che sono più lunghi del solito a causa dei cantieri. Capiamo i disagi dei cittadini, ma fare questi lavori necessari in un altro periodo avrebbe creato impatti ancora maggiori". All’Indiano il fine cantieri è previsto per il 14 agosto. La leva da muovere per lenire i dolori è il controllo in diretta dei 380 impianti semaforici. "Ognuno - spiega Ottanelli - è dotato di 5 piani operativi diversi da utilizzare quando serve".
Mettere nero su bianco il piano di un semaforo è un sudoku: specie in zone bollenti come piazza della Libertà. Qui si intrecciano quattro viali, i binari e quattro attraversamenti: l’incrocio più delicato di Firenze. "Per stilare il piano ci sono voluti quattro giorni. Anche perché i tempi di attraversamento dei pedoni non possono essere modificati: per loro stimiamo circa un metro al secondo" dice Ottanelli. Ma i risultati ci sono. Il tappo all’incrocio col viale Matteotti fila via con attese medie in auto di 4 minuti. Poca roba considerata la corsia uccisa dal cantiere. E l’onda verde? Ne vedremo un’altra in uscita città, da piazza Beccaria a viale Matteotti? "Premetto - dice Tartaglia - che l’onda in direzione centro non è l’unica. Ne abbiamo altre nelle zone radiali, come in via Pistoiese".
Ma un’onda ‘vera’ in uscita sarà possibile. "L’arrivo del tram, con la sua priorità agli incroci, può renderla realtà. Come in via del Sansovino con la linea 1: il flusso di auto che scorre parallelo alla tramvia beneficerà di semafori verdi. Quindi sì, sarà possibile anche in uscita". Il termometro della Control Room misura anche altro. Come lo stato di salute delle strade. "I mezzi di Avr - dice Giorgio - misurano col laser il dissesto di una strada, sia in pietra che asfalto. Questo dato viene calibrato da un algoritmo in base al numero di auto che ci passano".
Il risultato è un numero da 0 a 100 che servirà per stilare, ogni 90 giorni, la lista di interventi. Il monitor Avr parla chiaro: in centro una delle strade messe peggio è Borgo San Jacopo (sul monitor è in arancione). Fuori, piazza della Vittoria (in rosso). Viale Lavagnini (in verde) se la passa benone come anche via Pellicceria. "Adesso - annuncia Giorgio - vogliamo intervenire per migliorare ancora sia la capacità operativa che gli strumenti di comunicazione alla cittadinanza, migliorando l’app IF e usando tutti i canali in tempo reale. Oltre a un cervello e che raccoglie dati e ha tecnologie per aiutare nella gestione del traffico e della mobilità in generale vogliamo che sia sempre più anche un supporto alla cittadinanza".
Ciò che, a volte, ferisce gli operatori sono i cittadini-sentinella. Chi ha gli occhi aguzzi, ma non riesce a vedere. "Purtroppo - riflette Ottanelli - non riusciamo a spiegare tutto. Una strada in pietra rifatta, una volta terminati i lavori, ha bisogno di 21 giorni per far assestare la pavimentazione. In quei giorni chi passa vede il cantiere deserto e pensa: non ci lavorano". Non è così. Idem per il bitume sulle pietre appena rifatte. Viene messo perché se per un’esigenza, il cantiere deve essere aperto, le pietre non si spostino. "Poi viene tolto. Ma chi lo vede pensa che si tratti di un errore". E le immagini iniziano a soffiare sui social sollevando ondate di sdegno. Si infrangono sulle pareti della Control Room dove non ci si può fermare. In un anno le ordinanze di chiusura sono 3.500. La prossima è oggi: rampa del viadotto Marco Polo per viale Europa off-limits. La Control Room è pronta a gestirla. Senza, forse, quella goccia di rosso pompeiano, rischierebbe di colorare mezza Firenze.
Claudio Capanni