ANTONIO PASSANESE
Cronaca

Pupo e le scommesse, dalla bisca del babbo ai 5 miliardi di lire persi a carte: “Salvato dalla famiglia”

Enzo Ghinazzi parla della sua vita da malato d’azzardo: “Un inferno. Con Morandi, Ramazzotti e Ruggeri giocavo a poker e li spennavo”

Enzo Ghinazzi, meglio conosciuto come Pupo

Enzo Ghinazzi, meglio conosciuto come Pupo

Firenze, 1 luglio 2025 – Cantautore, showman, volto amato della televisione italiana: Enzo Ghinazzi, meglio conosciuto come Pupo, è un personaggio che ha attraversato oltre quattro decenni di spettacolo, lasciando un segno indelebile nella musica leggera italiana con successi intramontabili come Gelato al cioccolato, Su di noi e Firenze Santa Maria Novella. Ma dietro la patina brillante del successo si nasconde anche una storia più tormentata, fatta di eccessi, scelte sbagliate e un vizio che ha rischiato di travolgerlo: il gioco d’azzardo. Pupo non ha mai fatto mistero della sua dipendenza dal gioco, anzi, ha avuto il coraggio di raccontarla pubblicamente, mettendosi a nudo con sincerità.

Ghinazzi, quando è iniziato il suo rapporto con il gioco? Ricordi quando è stata la prima volta che hai scommesso?

“Ho iniziato da adolescente, con il poker. Sono ’nato’ in un circolino che in realtà era una bisca clandestina. La gestiva il mio babbo. Si giocava pesantemente a Scala 40, a ramino, a biliardo. E c’era un ricircolo di soldi pazzesco. Ricordo tante famiglie rovinate economicamente”.

Ma all’inizio perché giocava, per divertimento?

“Per me non è mai stato un divertimento. Fin da piccolo ho giocato solo per soldi”.

Ha mai avuto paura di non riuscire più a controllarsi a causa del gioco d’azzardo?

“La paura più grande che ho avuto in passato e che ho ancora oggi è di me stesso”.

Lei ha raccontato di aver perso molto: soldi, fiducia, dignità. Cosa ti è costato di più, umanamente, in quegli anni da ludopatico?

“Il rapporto con la mia famiglia e con le donne che mi erano attorno: la mia mamma, mia moglie, le mie figlie, poi la mia compagna, mia sorella, una delle persone più importanti. Mi è costato molto aver messo a rischio il rapporto con loro”.

Chi o cosa le ha fatto toccare il fondo? Quando si è reso conto che quel suo modo di vivere doveva finire?

“Quando ho pensato al suicidio. Ero solo in auto, alla fine degli anni Ottanta, e mi balenò questa idea per la testa. Lì mi sono reso conto che ero arrivato il momento di svoltare. Il mio unico obiettivo era fare soldi al casinò per coprire i debiti con le banche. L’azzardo ti porta nel baratro. Il mio lavoro mi aiutò a ritrovare dignità e autostima. Questo mi ha salvato”.

Ricorda una follia che fece nei suoi anni da giocatore patologico?

“Giocarmi quasi 200 milioni di lire in pochi minuti”.

Quanto ha perso nella sua vita?

“Almeno cinque miliardi di vecchie lire”.

Lei, in una trasmissione televisiva ha rammentato di aver giocato con Gianni Morandi a poker per otto ore consecutive su un volo che vi stava riportando in Italia dagli Stati Uniti. È vero?

“Altro che otto ore di fila. Con Gianni abbiamo giocato continuamente, e mi consenta di dire una cosa: io sono il più bravo giocatore di poker all’italiana. Ho partecipato anche a tornei e sono sempre arrivato tra i primi. Ma io ho giocato anche con Eros Ramazzotti, Enrico Ruggeri e tanti altri. E li ho sempre spennati tutti”.

Quale è stata la paura più forte che ha dovuto affrontare da quando ha smesso di giocare?

“Il ricascarci. Ma io oggi sono riuscito a dominare quel demone e ne sono orgoglioso”.

Cosa si sente di dire a chi è ancora in quella spirale che lei ha vissuto?

“Bisogna convincere le famiglie dei ludopatici a usare la cosa più banale che c’è al mondo: l’amore. Io ne sono uscito così. Perché se questa gente è sola si perde”.

Ghinazzi, dopo tutto quello che ci ha raccontato ci dica oggi da dove nasce la sua felicità.

“Oggi sono un uomo risolto e sereno grazie alle ’mie’ donne. La mia felicità proviene dalla mia ultima nipotina, Gemma: quando abbarccio lei provo emozioni che non credevo di possedere, perché con le mie tre figlie non le ho mai provate. Posso dire che ora l’incastro è perfetto”.