TERESA SCARCELLA
Cronaca

L’onda lunga del Leoncavallo. Il Cpa che resiste da 36 anni. Il sì allo sgombero nel 2018

Da 24 anni un gruppo di militanti occupa i locali di una ex scuola destinata agli uffici di Publiacqua. Chi paga le bollette? Nessuno lo sa. All’interno corsi, cene e conferenzieri scomodi.

Da 24 anni un gruppo di militanti occupa i locali di una ex scuola destinata agli uffici di Publiacqua. Chi paga le bollette? Nessuno lo sa. All’interno corsi, cene e conferenzieri scomodi.

Da 24 anni un gruppo di militanti occupa i locali di una ex scuola destinata agli uffici di Publiacqua. Chi paga le bollette? Nessuno lo sa. All’interno corsi, cene e conferenzieri scomodi.

Un sabato sera d’estate, le luci fuori in cortile accese, il cancello accostato, dentro macchine parcheggiate. Nessun evento in programma, il silenzio fa da padrone. Il solo movimento è quello delle bandiere rosse che sventolano sopra le inferriate, al vento. Quelle pro Tito arrivano puntuali solo per l’anniversario delle Foibe. Dove siamo? Fuori del Cpa Firenze sud, il centro popolare autogestito che ‘resiste’ da 36 anni e negli ultimi 24 ha rifiutato ogni possibilità di ’regolarizzazione’ (dicono loro). Non tutti trascorsi lì e non senza scossoni. Ci siamo perché lo sgombero avvenuto allo storico centro sociale Leoncavallo di Milano fa scattare in automatico il pensiero al ’gemello’ fiorentino. Luoghi che raccontano un’altra epoca, figli di un attivismo politico radicale che era solito prendersi i suoi spazi, che divideva fino allo scontro fisico, fino ad azioni violente. E che oggi odorano di vintage ma restano in piedi aggrappati ad attività e laboratori, ogni tanto riabilitando personaggi controversi.

Il centro popolare è in via di Villamagna dal 2001, in quella che doveva essere la sede degli uffici amministrativi di Publiacqua. L’immobile, di proprietà comunale, è un’ex scuola media la Don Facibeni, data in concessione temporanea alla Provincia, quale succursale dell’istituto magistrale Giovanni Pascoli. Nel novembre 2000, l’allora sindaco Leonardo Domenici al suo primo mandato, decide di consegnarlo provvisoriamente a Publiacqua, che avrebbe dovuto ristrutturarla partendo dai locali liberi, con la promessa di entrare in possesso anche di quelli ancora utilizzati per fini scolastici. Ma l’allora neonata società di gestione dell’acqua non entrò mai, così come i lavori di ristrutturazione non partirono veramente. Nel dicembre 2001, infatti, il Cpa rimasto senza ‘casa’ dopo lo sgombero dall’ex Longinotti entrano nei locali al civico 27 che, a detta loro, versavano in uno stato di abbandono. Publiacqua segnala più volte la situazione, all’inizio nella speranza di riavere l’immobile, poi per prendere le distanze da ciò che avviene all’interno. Non cambia nulla tanto che acquisirà un altro palazzo poco distante.

L’agenda del centro è fitta. Dall’assemblea di gestione il martedì sera al bar Inferno, laboratori di ceramica, d’arte, corsi di boxe, karatè, Muay Thai, percussioni; ma anche concerti (il 13 settembre i Krav Boca), proiezioni di documentari, talvolta alla presenza di personaggi scomodi che per cui il Cpa torna al centro delle polemiche: da Pasquale Abatangelo (ex Nap, poi Br) all’ex brigatista Barbara Balzerani nel 2018, in occasione dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro. E poi i cortei in difesa della Palestina o contro la Nato, le proteste evergreen contro il sistema carcerario e la polizia; ma anche la cena popolare di quartiere in piazza Elia dalla Costa o la due giorni di dibattito e camminate al parco di Fontesanta, da dove le truppe partigiane arrivarono a Firenze per liberarla nell’agosto del ‘44. Eventi e iniziative che riescono a radunare centinaia di persone, a fronte di qualche decina di occupanti del centro.

Una domanda però sorge spontanea: chi paga le bollette? Il Comune fa spallucce e rimanda a Publiacqua che nulla sa. La fornitura dell’acqua c’è (e anche la corrente), la società che ha in gestione il servizio idrico ha installato un contatore per contabilizzare ed evitare che l’utilizzo venisse registrato come ‘perdita’; ma che qualcuno paghi non è certo. E così il Cpa resta un buco nero, a tratti dimenticato sotto una campana di vetro che ad ogni rintocco di fibrillazione sociale o politica risuona. Puntualmente a destra si urla allo sgombero e a sinistra si fa finta di non sentire, mentre il collettivo ribadisce che "il cpa non si tocca".

Nel 2018 la politica cittadina ci va vicino: il consiglio comunale approva quasi all’unanimità la liberazione dell’immobile ma niente. Nel 2023 l’ombra dello sgombero aleggia in Villamagna, quando scattano gli sgomberi – decreti di sequestro preventivo alla mano – di edifici occupati come il centro sociale Corsica 81, in via Ponte di Mezzo. E invece niente. Fino ad oggi con la vicenda del Leoncavallo che riaccende i riflettori.