LUCA SCARLINI
Cronaca

Le librerie della città. La non guida di Vichi per ’Leggere Firenze’

Il nuovo volume dello scrittore riscopre il valore degli spazi

Lo scrittore Marco Vichi

Lo scrittore Marco Vichi

Ma non si era detto che la libreria era il peggiore business possibile? Che la grande distribuzione opprime qualunque sviluppo indipendente? Eppure gli spazi continuano a nascere. Marco Vichi, che da sempre ama alternare i percorsi noir a cronache fiorentine di costume, manda in libreria da Pagliai editore ’Leggere Firenze’ (pp. 128, 9 euro). Il volume esce nella serie delle ’Non guide’ dirette da Paolo Ciampi, scrittore e specialista di passeggiate letterarie che, oltre a ravvivare la toscanissima tradizione della scrittura odeporica, affermata nel Settecento dal letterato e ecclesiastico Angelo Maria Bandini, gestisce lo spazio Itaca in via San Domenico, dove gli scrittori colloquiano con i lettori. Il libro di Marco Vichi è composto a schede, in un ambito geografico che va dalla città alla campagna (dove si trovano alcune esperienze assai curiose) e, naturalmente, l’autore conosce molto bene quasi tutti gli spazi, per avere presentato i suoi libri o quelli di altri autori e per frequentazione di lunga durata degli stessi spazi nel corso degli anni.

Come nel precedente ’Pellegrinaggio in città’ (stessa collana e casa editrice), dedicata alle chiese delle varie appartenenze cristiane a Firenze, la cosa più interessante è il racconto, in breve, scandito in una serie di miniature, delle persone che hanno scelto di fare questa esperienza. I percorsi nascono da professioni legate all’editoria (Malaparte), da una vocazione determinata alla lettura (Todo Modo, con Maddalena Fossombroni e Pietro Torrigiani che sono presenti anche nell’esperienza di Testo), dal fatto che da bambini i libri erano pochi e hanno assunto il peso di un oggetto mitologico che segna una vita (Anacleto a San Casciano).

Insomma i motivi per aprire questo esercizio considerato commercialmente poco redditizio sono tanti quante le persone che decidono di votarsi al culto dell’oggetto di carta, malgrado la convinzione dell’economia che soltanto il digitale abbia possibilità di esistenza in questa epoca agitata di cambiamenti continui. La storia è quindi quella di una scelta apparentemente controcorrente, che unisce persone diversissime in un unico culto, quello dell’oggetto libro, declinato secondo le sensibilità e le invenzioni più diverse.